Regali, feste, abbuffate fino alle ore piccole. La ricetta dei «megaponti» natalizi, ormai alle porte, ha tutti questi ingredienti, conditi, per molti lombardi, con un bel viaggetto, meglio se a calde latitudini. Malgrado la crisi che ci fa stringere i denti più ancora del gelo, non sono pochi i milanesi con le valigie già pronte per una meta esotica, dove fuggire al freddo e al maltempo, quest'anno particolarmente ostinato. Buon viaggio, e si diverta chi può. A patto però che lo faccia «responsabilmente». A raccomandarlo è Maurizio Davolio, presidente dell'Aitr-Associazione Italiana Turismo Responsabile (aitr.org), che domani, a Milano, al Nuovo Spazio Guicciardini della Provincia, festeggia il decennale con una tavola rotonda promossa dall'Assessorato provinciale alla Pace e Cooperazione Internazionale. Anche in ferie, dunque, dobbiamo sentirci «sotto osservazione»? Siamo defraudati di quei pochi giorni di "sana" irresponsabilità vacanziera? Spiega Davolio: «È vero, l'aggettivo "responsabile" è impegnativo. Un'onesta evasione non si nega a nessuno, ma un rapporto maturo con la comunità ospitante arricchisce il turista, più che defraudarlo. Ci sono viaggi da cui si torna più ricchi, lo abbiamo detto fin da subito». Dieci anni, tempo dei primi bilanci. «Siamo nati nel 1998, al termine di tre anni in cui abbiamo raccolto una serie di input negativi da molte organizzazioni non governative (ong) che lamentavano gli effetti di un certo turismo nei paesi poveri». Un'iniziativa che è cresciuta a vista d'occhio: «All'inizio riunivamo 12 associazioni. Oggi sono 89, tra cui le 13 ong italiane attive nel turismo. Siamo stati i primi al mondo, e in ottobre abbiamo dato vita a Earth-European Alliance for Responsible Tourism and Hospitality, che presiedo e che riunisce già 25 organizzazioni di Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Belgio». Ma cosa deve fare, in pratica, un turista responsabile? «Per rispondere a questa domanda abbiamo steso un vademecum-decalogo, 200.000 copie distribuite nelle agenzie di viaggio. Alcune indicazioni? Vestirsi in modo consono, chiedere il permesso prima di scattare foto, rispettare le usanze del luogo, informarsi su mance ed elemosine. Meglio poi avvicinarsi alla cucina locale, fare attenzione negli acquisti privilegiando i produttori locali ed essere aperti al rapporto con la gente del posto. Sempre, naturalmente, che non si trovi un ambiente già degenerato e ostile, cosa che purtroppo capita».
Una buona campagna di sensibilizzazione, però, non può limitarsi alle agenzie. Ecco allora che Aitr si rivolge ai tour operator più sensibili, ma anche alle istituzioni e ai centri universitari da cui usciranno i futuri operatori turistici. «Stiamo lavorando su più fronti. Abbiamo anche tra i soci 14 soggetti organizzatori di viaggi che propongono vacanze all'insegna del turismo responsabile. Puntiamo a utilizzare tutti i servizi offerti dalla comunità ospitante, e abbiamo calcolato che, così facendo, la ricaduta economica sul territorio passa da una media del 20% al 40%. Obiettivo primario è quello di promuovere un modello di turismo che metta al centro la comunità locale». Non a caso la valorizzazione dell'identità del luogo (all'estero come in Italia) è stata al centro dell' intervento di Davolio alla Seconda Conferenza Internazionale del turismo sostenibile da poco chiusasi a Riccione. Ma i problemi, purtroppo, non si fermano a una fotografia rubata o a una mancia negata. «Si dice spesso che l'italiano in vacanza è un gran cafone, e forse è un po' vero. Ci sono però risvolti ben più oscuri, come la piaga del turismo sessuale.
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