Viaggio nel reparto che funziona Per tutti, ma non per la Regione

Viaggio nel reparto che funziona Per tutti, ma non per la Regione

Non siamo all’Umberto I di Roma. E si vede. Pavimenti puliti come anche le pareti, camerette doppie con bagno, comode sedie per chi attende una visita e una saletta esterna con tanto di sgabelli colorati e una cesta di giochi per i bambini. Sulla porta esterna del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Evangelico il malessere di questi giorni è tutto in un avviso sottolineato e firmato dalla direzione: in sintesi si diffidano l’assessore alla Sanità Claudio Montaldo e i giornali a parlare di mancata sicurezza dell’ospedale. «In tanti anni di lavoro qui, mi ricordo soltanto di due mamme per le quali è stato necessario dopo il parto il ricovero nella Rianimazione del San Martino - spiega Enrico Giunta, direttore della Neonatologia dell’Evangelico -. Sono state trasferite come prevedono i protocolli medici e tutto è andato bene. Del resto questo discorso vale per qualsiasi paziente... evidentemente i veri motivi per i quali la Regione vorrebbe chiudere i nostri reparti non sono questi». Ostetricia e Ginecologia (diretto da Paolo Pinto) e, insieme Neonatologia: in tutto una sessantina di dipendenti tra medici, infermieri, ostetriche e puericultrici per i quali la Regione avrebbe in mente altre destinazioni. Come, per esempio, il Galliera. In un progetto - incomprensibile ai più - di ridimensionamento. In nome, si dice, del risparmio. Ma quale risparmio ci può essere nel distruggere un reparto che funziona? Sale parto e travaglio recentemente ristrutturate, con una vasca per la nascita in acqua acquistata solo due anni fa, stanzette di degenza stile clinica e un nido con culle termiche sono il biglietto da visita di reparti da sempre fiore all’occhiello dell’Evangelico. Il professor Paolo Pinto, dopo aver rilanciato anni fa l’Ostretricia e la Ginecologia del San Carlo di Voltri, ha portato le sue concezioni moderne anche all’Evangelico, dove, per altro, la filosofia dell’assistenza a misura di mamma e bimbo (ma di paziente più in generale) è sempre stata la «mission». Per non parlare del professor Giunta, un punto di riferimento nel mondo della Neonatologia e della Pediatria.
«Negli anni Ottanta, quando al Galliera c’erano ancora le camerate a 14 letti, qui le mamme stavano già in due con un bagno privato - racconta Giunta -, l’attenzione alla naturalità della nascita e alla cura del piccolo è un dato che ha distinto l’ospedale dall’inizio e il riconoscimento è sempre arrivato dalle donne che l’hanno scelto». Settecento e 40 parti in media all’anno, più di due al giorno, e oltre 2.500 visite pediatriche nell’ambulatorio del piano terra, sono soltanto alcuni dei numeri sui quali la Regione è invitata a riflettere. E se non basteranno questi la richiesta, forte, arriva anche dal concistoro della Chiesa Valdese di Genova, proprietaria dell’ospedale, che ha espresso il pieno dissenso al progetto di chiusura del Reparto di Ostetricia e Ginecologia (insieme, è chiaro alla Neonatologia).

«È un fatto gravissimo, questo ospedale è nato nel 1857 e si è sempre distinto per l’elevato livello di professionalità dei medici e di tutto il personale - dice il presidente del concistoro, Carlo Papini -, abbiamo già avviato una raccolta di firme che presentaremo all’assessore Montando. L’intestazione sarà: ecco i nomi di chi non la voterà più alle prossime elezioni».

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