In Italia ci sono 30.750 posti di lavoro che nessuno vuole. Da Nord a Sud ci sono migliaia di piccole aziende che assumono, che offrono unoccupazione stabile e ben retribuita, che hanno bisogno di manodopera qualificata, ma non la trovano, per il semplice fatto che quei posti di lavoro vengono rifiutati.
Se, qualche giorno fa, la Cgil ha lanciato lallarme su un autunno nero che, con lo spettro di un aggravarsi della crisi, metterebbe a rischio un milione di posti di lavoro, la ricerca messa a punto dallUfficio studi della Confartigianato lancia invece un'emergenza al contrario: «Nel 2009 il fabbisogno occupazionale dichiarato dalle piccole aziende è di 94.670 persone», ma «il 32,5 per cento di questi potenziali nuovi dipendenti risulta introvabile».
Tanto la Cgil denuncia una situazione grave sul fronte del lavoro, ravvisando la necessità della convocazione di un tavolo anticrisi per dare sostegno alloccupazione, tanto lassociazione degli artigiani dà voce ai timori e alle preoccupazioni di una miriade di minuscole imprese che hanno fame di operai, di maestranze, di lavoratori che non scovano.
Allappello mancano falegnami, idraulici, elettricisti, sarti, fornai, parrucchieri, meccanici. I dati elaborati dagli esperti della Confartigianato informano, per esempio, che nelle botteghe dellarredo cè una forte carenza di addetti specializzati nella lavorazione del legno: servono 2.690 persone, ne mancano 1.390, pari al 52% del fabbisogno totale.
In questa sorta di classifica delle figure professionali, di cui gli imprenditori lamentano le maggiori difficoltà di reperimento, alle spalle dei falegnami, ci sono i parrucchieri e gli estetisti. In questo caso i posti di lavoro destinati a restare liberi sono il 49%, pari 3.210 su totale di 6.570 ricercati nelle venti regioni della Penisola. Problemi anche per gli elettricisti: le aziende ne cercano 9.850, non se ne trovano 2.840. Meccanici e autoriparatori, in tutta Italia, sono pronti ad assumere 3.900 persone, ma ben 1.640 sono irreperibili. Non va meglio per gli idraulici: le imprese dovranno rinunciare ad assumerne 1.560.
Non cè nessuna traccia nelle piccole e grandi città italiane di persone che vogliono lavorare nel settore alimentare: dai panifici ai pastifici, dalle pasticcerie alle gelaterie. Non va meglio nemmeno per le sartorie e non si sta parlando esclusivamente delle griffe della moda: su 1.600 posti disponibili per sarto ne rimarranno scoperti 550.
Il mercato del lavoro non offre soltanto occasioni per le «braccia» ma anche per i «cervelli», Infatti, su un fabbisogno di 9.910 tecnici informatici e telematici, le imprese artigiane dovranno rinunciare ad assumerne 2.930. Stessa sorte per gli addetti alla robotica: è introvabile il 37% degli 810 potenziali dipendenti. Maggiore disponibilità, ma sempre inferiore alle necessità delle imprese, per gli addetti all'organizzazione e al controllo della produzione: risulta di difficile reperimento il 22,5% dei 2.440 potenziali dipendenti.
Grazie agli investimenti che le aziende hanno fatto negli ultimi anni in sviluppo, innovazioni e ricerca, la Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche rileva che, in dieci anni, la quota di tecnici specializzati assunti è salita dal 20 al 30 per cento.
In un'Italia in cui cè il precariato, dove i giovani spesso sono sfruttati, ci sono posti persino nel pubblico impiego. Secondo unindagine Unioncamere-Excelsior, in pochi vogliono lavorare nel settore della sanità. Infatti il 65% dei posti di infermieri e fisioterapisti fatica a essere coperto.
Se le nuove generazioni sono quelle che pagano il prezzo più alto per la crisi, ci sono istituti professionali che hanno corsi di studi praticamente senza iscritti a fronte di numerose domande di lavorare giacenti nelle segreterie scolastiche. Sempre secondo dati di Unioncamere-Excelsior mancano il 35% dei saldatori, oppure il 50% dei verniciatori e dei carrozzieri e il 42% dei cuochi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.