Viaggio nella capitale in mano alle squillo

Viaggio nella capitale in mano alle squillo

(...) Fifty fifty. È la formula «libera tutti». Quella che rende più difficile dimostrare il reato di sfruttamento, quella che mette i protettori più al riparo dalle denunce. Una squillo può arrivare a guadagnare cifre da capogiro, fino a diecimila euro al mese. Ma chi guadagna di più in assoluto sono i trans, soprattutto brasiliani, colombiani e argentini. Tempo fa i carabinieri ne arrestarono uno con un «salario» di tutto rispetto e un budget di cinquemila euro mensili da destinare unicamente a cure estetiche e ormonali. Differente il caso delle nigeriane, soggiogate dallo spauracchio malefico di magie nere e riti woodoo. Di solito vengono sottratti loro i documenti e per ripagarsi del viaggio «della speranza» in terra straniera contraggono un debito (non meno di cinquantamila euro) da dover estinguere ai loro «padroni» per riacquisire la loro libertà. Tutto, sotto terribili minacce di morte per loro e i loro cari con spilloni e bambole di pezza.
Sicurezza. C’era una volta un assessorato, quello capitolino alla Sicurezza dell’assessore Liliana Ferraro. «In quattro anni di lavoro - tuona Gabriele Di Bella, del Sulpm, Sindacato unitario lavoratori polizia municipale - non è stato capace di programmare una politica di indirizzo seria per arginare il problema della prostituzione sulle strade di Roma. Più di tante parole occorrerebbe convocare immediatamente una riunione con tutte le forze dell’ordine che abbia come obiettivo il contrasto e lo studio dei problemi legati alla prostituzione. Finora - aggiunge - i tentativi di intervento sono stati lasciati alle singole istituzioni. Mentre bisognerebbe studiare un piano comune di azione. Vale a dire: la scorsa settimana l’XI Gruppo di polizia municipale ha controllato e multato un centinaio di automobilisti in transito su viale Marconi e via Cristoforo Colombo con l’intenzione di rendere la vita “difficile” a clienti in cerca di facili emozioni. Le contravvenzioni al codice della strada come “arma” antiprostituzione? A tanto siamo arrivati. È pazzesco pensare che questa possa essere l’unica soluzione. E soprattutto, mandare allo sbaraglio pubblici ufficiali come i vigili urbani senza un serio affiancamento degli altri operatori delle forze dell’ordine. Persino il protocollo Napolitano istituiva un sistema operativo condiviso per affrontare il problema. Ma non è stato messo in pratica. Ora il Campidoglio sta per varare Il Gruppo sicurezza sociale urbana della municipale, ci chiediamo con quali strumenti possa farlo».
Baby prostitute. Un cliente sorpreso in auto con una tredicenne nei pressi della Colombo, esami antropometrici in ospedale per capire l’età esatta delle ragazze fermate: è un dramma nel dramma quello che spesso si consuma dietro «la vita». «Con l’età, cambia anche la valenza legislativa - spiegano ancora gli investigatori di via In Selci -. Ci sono ragazze che dichiarano di essere minori per essere portate nei centri d’accoglienza. A volte i risultati degli esami rivelano la fascia d’età possibile e non gli anni esatti. In casi estremi come quello della tredicenne si sfiora la pedofilia. Ma qui è tutto un altro discorso. E sulle strade sono situazioni davvero rare».
Coop del sesso tra le lucciole. Le propone il prefetto Achille Serra. «Pensare di impegnare ogni giorno carabinieri e polizia per togliere le donnine dalla strada - ha detto - è assurdo. Bisogna cambiare le leggi».

Favorevole alla riapertura delle case chiuse Donato Robilotta, capogruppo del Nuovo Psi alla Regione: «È arrivato il momento - afferma - di mandare in soffitta la filosofia della vecchia legge Merlin che ha eliminato le i bordelli ma non il mestiere più antico del mondo».

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