Milano - La vigilia di un viaggio storico. Nessun viaggio di un Papa è considerato davvero
semplice alla vigilia: e tanto meno poteva esserlo questo di
Benedetto XVI in Medio Oriente che dall’8 al 15 maggio si svilupperà
fra Giordania, Israele e Territori Palestinesi.
I motivi politici e le tensioni dell'area si sovrappongono di continuo
con le ragioni spirituali e di dialogo interreligioso della visita. E poi, le minacce dei talebani al pontefice. Il pontefice si sobbarcherà a 82 anni il suo quarto viaggio in Terrasanta. Benedetto XVI è già stato nei luoghi sacri del Cristianesimo nel
’64, nel ’92 e nel ’94. Sarà la sua prima volta da papa, sulle orme di
Paolo VI nel ’64 e di Giovanni Paolo II nel 2000. Allora come oggi un
papa in Terrasanta si immerge in un intreccio di motivi politici,
storici, interreligiosi, e oggi il Medio oriente è in una fase
decisamente delicata.
Tutto parte dalla Giordania La prima tappa sarà in Giordania, paese musulmano
moderato, possibile ponte - grazie alla guida accorta di re Abdallah -
fra Islam e Occidente. In Giordana per altro lo sguardo del Pontefice
si allargherà verso l'Iraq, a quell'altro settore del Medio Oriente che ha
subito negli ultimi vent’anni le conseguenze di due guerre e di una
sequela tragica di attentati e violenze di ogni tipo.
Quindi il Papa incontrerà una rappresentanza autorevole della
Chiesa caldea irachena che cerca di far sopravvivere la presenza
cristiane nel Paese della Mesopotamia e ha proposto un sinodo di
tutte le chiese del Medio Oriente per affrontare i problemi della
regione.
Più in generale il tema della fuga dei cristiani dall’area mediorientale
sarà fra quelli più importanti che Benedetto XVI dovrà mettere sul
tappeto in questo suo viaggio.
In visita al sacrario dell'Olocausto Se questo è il contesto la
visita allo Yad Vashem - al Sacrario dell’Olocausto ma non al museo
dove si trova la controversa didascalia sotto la foto di Pio XII - è una
tappa importante della visita anche alla luce delle gravi polemiche
dei mesi scorsi con le comunità ebraiche di mezzo mondo, ma il
cuore del viaggio del Papa non potrà essere che la condizione
storica e reale delle persone che incontrerà. Per questo nel Messale delle
celebrazioni liturgiche è contenuta anche una preghiera per i
bambini rimasti orfani o uccisi di Gaza. Per questo, ancora,
l’abbraccio con un uomo di pace espressione però delle volontà
ferma di Israele di non lasciarsi piegare come Shimon Peres, è
particolarmente importante.
Il Papa: "Pellegrino di pace" In tale prospettiva le parole pronunciate
dal Papa all'udienza generale di mercoledì quando ha rivolto un
messaggio a israeliani e palestinesi acquistano maggiore
significato: "Attendo con impazienza di essere con voi e di
condividere con voi le vostre aspirazioni e le speranze, ma anche il
vostro dolore e le vostre lotte. Io verrò fra voi come pellegrino di
pace". "Vi chiedo di unirvi a me - ha aggiunto il Papa - nella preghiera
perchè la visita porti molto frutto per la vita spirituale e civile di tutti
coloro che vivono in Terra Santa. Possiamo tutti lodare Dio per la
sua bontà. Possiamo tutti essere uomini della speranza. Possiamo
tutti essere risoluti nel nostro desiderio e nei nostri sforzi per la
pace".
"Il viaggio è un atto di speranza e fiducia" A sua volta il direttore della Sala stampa della Santa Sede,
padre Federico Lombardi, presentando il viaggio non ha nascosto
anche le difficoltà della visita che avviene a poca distanza dal
conflitto nella Striscia di Gaza e mentre in Israele è avvenuto un
importante cambio della guardia al governo, senza contare le
tensioni con l’Iran e la nuova politica americana
dell’amministrazione Obama.
Guardando a tutto questo padre Lombardi ha osservato: "È un
complesso di situazioni in movimento e anche di tensioni, in cui il
viaggio del Papa si presenta come un atto di speranza e di fiducia di
poter dare un contributo per la pace e per la riconciliazione. Mi
sembra un atto anche decisamente coraggioso ed una bella
testimonianza di impegno per portare messaggi di pace e di
riconciliazione anche in situazioni non facili". "Nella sua visita al
memoriale dello Yad Vashem - spiegava ancora padre Lombardi
descrivendo alcuni particolari della visita - Benedetto XVI ascolterà
anche la testimonianza di 6 sopravvissuti all’Olocausto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.