Sotto la sua direzione L’Osservatore Romano è diventato un caso editoriale, ripreso dai media di tutto il mondo. Gian Maria Vian, professore di Storia del cristianesimo prestato al giornalismo, da quasi un anno al timone del quotidiano vaticano, ha messo in pagina articoli che hanno fatto discutere, aperto dibattiti, provocato reazioni.
Ora aggiungiamo pure un nuovo Papa all’elenco?
«Quella di Barbara Frale, studiosa intelligente, è una ricostruzione ipotetica, ma possibile. L’ho trovata molto interessante e l’ho pubblicata».
Lei è un esperto di filologia dei testi cristiani antichi. Crede davvero che sant’Ignazio sia stato Papa?
«Non lo si può escludere, anche se contro questa ipotesi gioca la notorietà del personaggio: se fosse stato vescovo di Roma forse sarebbero rimaste tracce...».
Nell’articolo della Frale si fa però un’altra ipotesi, peraltro molto affascinante anche per le sue implicazioni: Ignazio avrebbe fatto il Papa, cioè il vescovo di Roma, senza lasciare Antiochia...
«Se si scorre l’elenco dei vescovi di Roma si vede che provengono dalle regioni più diverse dell’impero. Certo, normalmente non si verificava il passaggio da una sede all’altra. Ma qui l’ipotesi è diversa e soprattutto si tratta di un periodo sul quale non abbiamo molta documentazione. Delle sette lettere di Ignazio, scritti importantissimi, esistono tre redazioni diverse – breve, media e lunga – e ciò attesta l’importanza della sua figura e dei suoi testi.
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