Vibo Valentia, 33 avvisi di garanzia in ospedale

Maxi operazione contro medici e dirigenti della struttura dopo le morti. Dalle indagini del 2007 riscontrati problemi per la sicurezza e l'incolumità dei pazienti. Chiusi tre reparti. Il procuratore Spagnuolo: "Gravissime carenze"

Vibo Valentia, 33 avvisi 
di garanzia in ospedale

Vibo Valentia - Terremoto in ospedale. Tre reparti sequestrati e 33 persone arrestate per mancanza di igiene e di sicurezza. I carabinieri del Noe e del Nos, su mandato della procura di Vibo Valentia, hanno notificato 33 avvisi di garanzia tra medici, dirigenti e funzionari del locale ospedale e stanno provvedendo al sequestro di tre reparti. I nuovi avvisi di garanzia sono stati emanati dalla procura a causa del mancato rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza e igieniche impartite dall'autorità giudiziaria in seguito alle ispezioni effettuate nel 2007. In quell’occasione furono sequestrati alcuni reparti e aperte indagini, oggi sfociate nei provvedimenti. I reparti sequestrati sono quelli di ortopedia, immunoematologia e pronto soccorso.

Reati contestati I reati contestati vanno dall'abuso d’ufficio, all'illecito smaltimento di rifiuti speciali, al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. In sostanza, gli inquirenti, nell'ambito dei controlli effettuati nel nosocomio vibonese in seguito alla morte di Eva Ruscio, Federica Monteleone e altre due persone, hanno riscontrato inerzia o ritardi da parte dei responsabili dell'azienda sanitaria nell'attuare gli interventi necessari per rendere più sicura la struttura. "Durante le indagini sono emerse gravissime e reiterate carenze che creano gravi pericoli per l'incolumità pubblica" ha detto il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo.

Le indagini Almeno quattro morti sospette, al centro di altrettante inchieste giudiziarie. Negli ultimi tre anni l'ospedale Jazzolino ha segnato le cronache della malasanità, diventando l'emblema di un settore che arranca e non convince. Casi simbolo, quelli registrati nel nosocomio vibonese, sui quali si attende di conoscere l'esito delle inchieste, ma che sembrano delineare condizioni di lavoro almeno dubbie. È il caso di Federica Monteleone, 16 anni, deceduta il 26 gennaio del 2007 dopo una settimana di coma all’Annunziata di Cosenza, dove era stata trasferita, per un black-out elettrico in sala operatoria, durante un semplice intervento di appendicectomia. Quindi la scomparsa di un’altra sedicenne, Eva Ruscio, deceduta il 5 dicembre dello stesso anno mentre tentavano di praticarle una tracheotomia nel corso di un intervento alle tonsille. Con loro anche i casi di Francesco Limardo, 43 anni, morto a luglio del 2007 dopo una lunga serie di ricoveri, e Orazio Maccarone, un anziano rimasto per ore su una barella del pronto soccorso perché non si trovava un posto per il ricovero.

I blitz Situazioni limite, sicuramente, ma che nel giro di pochi mesi hanno attirato l’attenzione nazionale sulla gestione e il funzionamento dell’ospedale Jazzolino, al punto da provocare continui e ripetuti blitz da parte delle forze dell’ordine, la nomina di numerose commissioni di inchiesta, l’emissione di decine di avvisi di garanzia che hanno interessato tutti i settori della sanità Vibonese.

Un clima di tensione e di sfiducia, segnato anche da un nuovo black out, questa volta senza rischi per i pazienti, che lo scorso mese di settembre è costato il posto al direttore generale dell’azienda, Domenico Stalteri, con la contemporanea nomina a commissario di Rubens Curia, dirigente della Regione.

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