Vice-Ferrante, Rifondazione sfida Ds e Margherita

Il giorno dopo le primarie, tutti si dicono vincitori. E la Casa delle libertà sottolinea come il successo di partecipazione sia solo apparente. «Non la considero una grandissima affluenza» dice la candidata a sindaco Letizia Moratti, commentando gli ottantamila votanti, ventimila in meno rispetto all’ottobre scorso, quando si era votato per Prodi.
Ma il fronte è aperto soprattutto all’interno della sinistra. Dario Fo, sconfitto da Bruno Ferrante 23 a 68 per cento, perde ma non alza bandiera bianca. «Lotterò fino in fondo perché le persone che hanno votato per me possano contare» annuncia il premio Nobel e sono parole pesanti per l’ex prefetto Bruno Ferrante, che però ha già fatto sapere di non voler «dar spazio a chi, come Dario Fo, ragiona solo in termini di essere contro». Sullo sfondo, ma in realtà neanche troppo, c’è il problema del vicesindaco e della squadra, che crea tensioni tra Rifondazione e Ds e anche tra Ds e Margherita. Ferrante cerca di non affrontarlo e di rimandarlo a dopo le politiche e le amministrative: «Mi sembra prematuro parlarne adesso». Ma i partiti scalpitano più o meno ad alta voce. I Ds sono convinti che con la percentuale ottenuta, Rifondazione non possa che rinunciare. Un’idea non condivisa da Augusto Rocchi. «Secondo me il vicesindaco potrebbe chiamarsi Rocchi o Occhi» dice il segretario provinciale del partito, lanciando in corsa se stesso o il capogruppo di Rifondazione in consiglio comunale.
L’ex prefetto pensa piuttosto a un vicesindaco dei Ds, il partito che ha garantito la mobilitazione necessaria alla sua vittoria. Ma è tra la Quercia e la Margherita che si consuma la battaglia più pesante. Il partito di Rutelli non ha mai nascosto di puntare al vicesindaco (è anche stato fatto circolare il nome del vicepresidente della Provincia, Alberto Mattioli), ma i Ds hanno in mano un’arma di dissuasione potentissima e cioè il no alla lista unitaria.
Nando Dalla Chiesa, segretario provinciale della Margherita, sostiene che «adesso la lista unitaria è più forte». Ma in realtà le tensioni tra Margherita e Ds sono ancora forti, e anzi più forti che prima della campagna elettorale. Il segretario provinciale della Quercia, Franco Mirabelli, ha ribadito più volte che «per avere una lista unitaria occorre costruire le condizioni politiche e lavorare insieme sulla candidatura riformista di Ferrante». Nulla di questo è accaduto e al contrario i vertici dei Ds sono convinti che «dopo queste primarie e il modo in cui è andata avanti la campagna elettorale, la lista unitaria è più lontana di prima». I candidati cercano di spostare l’attenzione sui contenuti. «Sono pronta a un confronto su programmi per affrontare i problemi e i bisogni della città» dice Letizia Moratti a Ferrante che ripete l’invito a un faccia a faccia diretto. Ma se Ferrante dice che «il numero dei votanti è stato per certi versi inaspettato», la Moratti non concorda: «Non la considero una grandissima affluenza». E non è l’unica a pensarla così. Tiziana Maiolo, commissario vicario di Forza Italia e assessore alle Politiche sociali, critica i trionfalismi di Piero Fassino, convinto che «le primarie dell’Unione abbiano addirittura fatto sorgere una nuova primavera a Milano».

Spiega Maiolo: «Ottantamila votanti alle primarie costituiscono meno del 10% degli elettori milanesi e meno dei centomila che hanno dato la loro preferenza a Prodi nell'ottobre scorso». E Maurizio Lupi di Forza Italia chiosa: «È sempre positivo quando la gente partecipa alla politica, ma l’esito era scontato. Avevano il problema di legittimare Ferrante e queste primarie sono servite a questo».

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