Tra vicoli e porto le «Onde» di Fei

Francesco Canepa

Le «Onde» - quelle del mare e del suono, ma anche quelle interiori dell'affiorare dei ricordi - sono al centro e nel titolo del lungometraggio d'esordio di Francesco Fei, ambientato a Genova e proiettato stasera in anteprima nazionale all'«America» di via Colombo, in occasione della Serata Conclusiva del Festival del Cinema Europeo. Alla fine del film è previsto un incontro con il regista e la protagonista Anita Caprioli.
Il film racconta la breve e delicata storia d'amore tra Francesca (Anita Caprioli), una ragazza segnata da una grossa voglia violacea sul viso, e Luca (Ignazio Oliva), un giovane musicista cieco. Persa la vista da bambino, Luca ha scoperto l'armonia nascosta nei suoni dell'ambiente che lo circonda e ora crea in casa la propria musica lavorando elettronicamente sulle onde sonore. Francesca, insoddisfatta del proprio lavoro e incapace di amare, si trascina sin dall'infanzia il disagio psicologico per il proprio difetto fisico, divenuto ormai ossessione: introversa e insicura, dimostra di soffrire della propria «diversità» molto di più Luca, amabile e pieno di speranza nonostante le difficoltà che il suo handicap comporta. Dopo un incontro casuale, è Luca a cercare Francesca, che sembra riuscire a vincere i propri complessi accanto a un uomo che non può vedere il suo viso. I due si innamorano ma Francesca appare sempre troppo profondamente segnata dal dolore: non riuscendo a reggere la pena per lui, si allontanerà da Luca alla comparsa dello spregiudicato grafico pubblicitario Alex, che vuole servirsi della musica di Luca per organizzare un evento artistico.
La storia si sviluppa seguendo un intreccio complicato e costellato di flashback: il ricordo di Luca si affaccia alla memoria di Francesca col ritmo irregolare delle onde del mare, fino ad abbattere le barriere del ricordo e confondersi con la fantasia. In questa struttura narrativa tortuosa, come negli stentati dialoghi dei protagonisti e in molte precise scelte stilistiche, emerge il tema profondo del film: la difficoltà di comunicare che ostacola le relazioni tra gli uomini e che è stato il centro della poetica di tanto cinema degli anni Sessanta e Settanta. E proprio come un film di Antonioni, «Onde» è un'opera sulla visione e sulla sua negazione, incarnata dalla cecità di Luca e presente in una costellazione di elementi narrativi; ma è anche un'opera sull'essere visti, ossessione di Francesca e tema di una «storia nella storia» accennata nel film: «Traendo ispirazione da un fatto realmente accaduto, ho inserito alcune scene su di un gruppo di attivisti no-global che colpisce le telecamere a circuito chiuso oscurandole con la vernice spray. Sarebbe dovuta essere la parte ideologica del film, ma, al momento di girare, ho deciso di tagliarla per non appesantirlo», spiega Fei.


Il regista motiva la scelta di Genova come set, una città che nel film sembra distante da quella capitale della cultura restaurata, architettonicamente e mediaticamente, negli ultimi anni: «Ho scelto Genova perché mi offriva una combinazione di antico e moderno: i vicoli e gli scenari postindustriali delle fabbriche e del porto, che mi ricordano la Londra dei docks. È un set coerente con le scelte musicali “ambient” e colle atmosfere che ho cercato nel film».

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