Per due anni l'ha sognato, su un'altalena. Per due anni ha ripensato silenzioso al suo amichetto. Per due anni si è sentito ogni giorno un po' più solo, ogni giorno con meno voglia di giocare. E a dodici anni ha cercato di raggiungere quell'amichetto che da due anni gli mancava così tanto. È Carmagnola, paese alle porte di Torino, il palcoscenico di questa storia a metà tra la cronaca nera e l'abisso insondabile della psicologia infantile. È a Carmagnola, infatti, che alle 7.30 di mattina un dodicenne ha cercato di togliersi la vita, gettandosi dal secondo piano della villetta di famiglia. Fortunatamente ha solo «cercato» di uccidersi, poiché il ragazzino è stato subito soccorso e non ha riportato neppure fratture.
A dare l'allarme era stata la madre, che lo aveva drammaticamente visto con i suoi occhi mentre si lanciava nel vuoto. Portato d'urgenza all'ospedale Regina Margherita di Torino, sarà tenuto sotto osservazione per 24 ore ma sta bene. Almeno fisicamente, perché per quanto riguarda l'equilibrio psichico il ragazzino desta preoccupazione. Già, perché i contorni del gesto sono se possibili ancora più drammatici del gesto in sé. Pare infatti che a causare il profondo sconforto nel ragazzino sia stato un incidente avvenuto due anni fa a Bra, nel Cuneese, dove un suo amichetto era rimasto strangolato dalla catena di un'altalena. Un trauma insuperabile, un'angoscia sottile e senza ferite ma più dolorosa di ogni caduta in bicicletta. Nonostante il dodicenne non avesse mai mostrato segni di depressione, evidentemente scontrarsi così da vicino con la morte aveva avuto un impatto devastante sul suo equilibrio, già fragile in un'età delicata come quella della prima adolescenza.
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