Anoressia. Hila ha perso dopo sedici anni di lotta. Il suo mondo si è liquefatto in ventisette chili. Se ne è andata senza che nessuno la vedesse, da sola nel suo appartamento in uno squallido quartiere di Tiberiade in Galilea. Come un calvario in chiave moderna e privatissimo. Lontana dai riflettori, dalle passerelle, dalle copertine patinate Hila se ne è andata senza fare rumore. In televisione la mamma, Perla Almaliach piange: «Una sua amica le diceva che per mantenere la linea non era necessario seguire diete, bastava vomitare. Sognava di diventare una grande modella, ma in verità da 16 anni e mezzo la mia bambina è andata sempre peggiorando. Un processo auto-distruttivo che non si è più fermato».
Hila Elmalich, 34 anni è rimasta schiacciata da un sogno interrotto a metà, ad un certo punto qualcosa non ha più funzionato nella testa della ragazza, qualcosa si è dissociato da lei per sempre, e quel corpo le sembrava sempre e comunque troppo ingombrante. Per essere bella - si ripeteva tra sé e sé - doveva dimagrire. Ancora e ancora. Hila era pelle e ossa, malattia e ossessione, chiedeva aiuto e rifiutava la vita. Un anno fa aveva sconvolto i medici che l’avevano soccorsa. Nel reparto di pronto soccorso di Tel Aviv si erano visti arrivare una donna di 32 anni, un metro e 70 per 23 chili. Un peso minimo, un record negativo, un traguardo nefasto, maledetto. Ancora prima di iniziare la carriera come modella tutti parlavano di Elmalich come «la ragazza più bella della città». Tutti erano persuasi che con la sua altezza e con la sua linea avrebbe sfondato nel mondo della moda. Lei per un po’ ci aveva creduto; poi la pressione, la concorrenza, la paura di non piacere, di non avere il corpo adatto per il prossimo servizio. E come tante altre era caduta nella trappola dell’anoressia. Questa volta, dopo l’ennesimo ricovero, Hila aveva convinto anche i genitori. «Sto bene, aveva ripetuto a tutti. Voglio tornare a casa». Aveva rifiutato l’ipotesi di trasferirsi dai suoi. Questione di orgoglio e indipendenza. «Ce la faccio», ripeteva. E così i medici l’hanno lasciata andare.
A ricordare Hila, in questi giorni c’è un video che gira in rete. A diffonderlo Adi Barkan, il fotografo delle top che da anni combatte la piaga dell’anoressia. Lui che dopo migliaia di scatti ora le sa riconoscere al primo sguardo. Gli basta vedere le dita per capire se le ragazze hanno l’abitudine di vomitare a comando. «Si tratta di ragazze che, se non fermate in tempo, arrivano a distruggere il loro corpo. I seni smettono di svilupparsi, o restano sterili per sempre». Due anni fa in ospedale la sua amica Hila gli è caduta tra le braccia, incapace di reggersi in piedi. Lei parla a fatica, seduta su una sedia di plastica in corridoio. Vicino a loro un distributore di bibite e merendine. Hila tiene in mano un bicchiere, ma fa troppa fatica, ha gli occhi tristi, spenti, un corpicino rinsecchito avvolto in una tuta blu. Hina cerca di reagire, di essere presente, ma poi collassa, scivola dalla sedia, Adi la prende in braccio, come una bambina da consolare, lei sviene. La mamma cerca di farla reagire, le parla, la chiama. Ma lei resta lì, in silenzio, senza forze. Da quella volta il fotografo ha deciso di reagire. Da anni cerca di attirare l’attenzione sul problema, ha dato vita ad una campagna nazionale contro il diktat delle modelle ultra-magre, ha deciso di non fotografare più ragazze con un indice di massa corporea al di sotto di 19.
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