Le vie del latte di Camporesi e le ricette della Grande Guerra

È stato un grande italianista e il nostro maggiore studioso dei rapporti tra letterature, miti popolari e alimentazione. Piero Camporesi (Forlì 1926 - Bologna 1997), a lungo docente all’Università di Bologna, ha lasciato sul tema del cibo e dell’alimentazione saggi ancora oggi considerati fondamentali - da Il brodo indiano a Il sugo della vita fino a Il pane selvaggio e Il paese della fame - e bene fa il suo editore storico a ripubblicare le sue opere. Oggi torna il saggio Le vie del latte. Dalla Padania alla steppa (Garzanti, pagg. 134, euro 13,50), uscito nel 1993, in cui Camporesi dalle steppe tartare alle pianure longobarde ricche di latte, formaggi, brodi e pappe di cereali, insegue la storia e le vicende del «liquido vitale», il latte appunto, e ricostruisce caratteristiche, storia, attrattive e gusti della cucina della Padania (mentre un imprevedibile ma godibilissimo ritratto di Francesco Petrarca insabbiato nelle corti del Nord Italia e alle prese con gli eccessi della cucina viscontea fa capolino tra queste raffinate pagine «padane»).
Dedicato invece alla alimentazione della Grande Guerra e alla «cucina di sussistenza» è il recente volume di Andrea Perin dal titolo La fame aguzza l’ingegno. Cucina buona in tempi difficili (Eleuthera, pagg.

128, euro 12): cinquanta ricette commentate che raccontano la cultura e il gusto delle classi minori italiane all’inizio del Novecento e che mettono in luce come anche la cucina sia stata una forma di distanza dal potere. Tra pietanze dimenticate e aneddoti inediti, una narrazione sui sapori e sulla fantasia di una gastronomia inventata con alimenti poveri, lontana dalla stucchevole mitologia della «bella cucina dei tempi andati».

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