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Vieira: «Nell’Inter dimostrerò che sono uno dei più forti»

L’ex bianconero ritrova a Milano il titolo tolto alla sua ex squadra

Claudio De Carli

nostro inviato ad Appiano Gentile

Dieci anni fa con il Milan Patrick Vieira fu una mezza tragedia, arrivò a novembre e a giugno non c’era già più dopo due sole presenze in A. La scorsa stagione tragedia piena con la Juventus. Questo non per dire che i precedenti sono sconfortanti, ma per rassicurare i tifosi: il ragazzo avrà anche infilato le maglie sbagliate ma è praticamente incontaminato. Era il cruccio degli interisti assiepati ad Appiano in attesa di vederlo spuntare: un ex milanista e poi anche ex juventino?
Ieri era in mezzo a Oriali e Branca e quando gli hanno fatto la domanda sullo scudetto si è messo a ridere, ma bene, con rispetto: quale scudetto, quello tolto alla Juve o quello assegnato all’Inter? «Comunque con questa squadra, possiamo vincerlo sul campo - ha spiegato a tutti, ma continuava a ridere -. Non so se siamo i favoriti, preferirei vincere quando ci sono tutti».
Dopo l’addio al campionato italiano, scrissero che era uno di quei talenti sbocciati troppo in fretta, non aveva neanche vent’anni. A Milano si era ritrovato a fare i conti con Capello che in mezzo al campo aveva Boban, Desailly, Eranio, Albertini, Ambrosini, Savicevic, Lentini e Locatelli. Non tutti esattamente nel suo ruolo ma i paraggi erano quelli. Girava la voce che il senegalese era troppo alto e quando correva il ginocchio destro gli arrivava al mento e quello sinistro glielo toccava. Magro e lungo, con una corsa pesante e quasi ridicola. Per sua fortuna aveva mercato, lo cercava l'Ajax anche se alla fine lo prende l’Arsenal di Wenger, il francese che prima ancora di firmare il suo contratto chiese l’acquisto di Vieira.
Il Milan sarà anche stato poco sveglio, ma pure in Inghilterra era un nome che non suscitava grandi fremiti: «Per carità, in B non sarei mai andato. Ho parlato con Deschamps e non ci sono stati problemi di alcun tipo. Sono ancora sicuro di poter ambire a grandi traguardi, la B proprio non l’avrei mai accettata».
C’erano il Real Madrid e il Manchester United, soprattutto il Manchester, gli ricorda un giornalista inglese: perché proprio l’Inter? «Perché dopo aver parlato con Branca ho capito che l’Inter era veramente intenzionata a chiudere la trattativa», ha spiegato al columnist senza tirare in piedi scelte di vita e sogni.
Comunque si può parlare di tutto e fare anche domande azzardate, tipo: cosa ne pensa di Zidane, cosa dirà a Materazzi, sarà in grado di sostituire Veron, ma lei si era accorto di quello che succedeva alla Juve?
Si possono fare, tanto Patrick risponde a modo suo: «Sono il primo francese che parla in Italia della testata di Zidane? Ma dai! Comunque mi spiace che si parli ancora di questo, avete vinto il Mondiale, non è come per noi francesi. A Materazzi farò i miei complimenti e poi io non sono Veron». Sì, ma alla Juve... «Sono come un tifoso che ha saputo dai giornali e sono rimasto anch’io molto dispiaciuto di quanto è successo». Dice anche che in fondo a lui non interessa troppo sapere in quale ruolo dovrà giocare: «La concorrenza è forte, il modulo lo decide Mancini e io devo solo dimostrare di essere il più forte di tutti».


C’è stato un momento che dal Real era partita un’offerta di quasi trenta milioni di euro, ora è all’Inter per 9,5 milioni: tutto a posto fisicamente? «Sì - risponde senza perdere il sorriso -, anche quel leggero infortunio al mondiale è superato». Arpiona palloni vaganti, avanza come un piccolo esercito, trascina la palla, tiene sempre lo sguardo alto, cambia la faccia della squadra e una sola cosa è certa: qui all’Inter hanno puntato molto su di lui.

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