Viene dimesso dal pronto soccorso, muore un’ora dopo

Un quarantenne va in ospedale con febbre e vomito. Il medico di guardia: «È influenza». Poi la tragedia

Katiangela Neri

Va al Pronto Soccorso per una banale sindrome influenzale, viene dimesso, torna a casa e dopo neanche un’ora muore. È accaduto all’alba di domenica al Tuscolano: la vittima è Alessandro Micocci, un agente di commercio di 40 anni, sposato e padre di due figli di 10 anni e di 4 mesi. Ora la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo sulla base della denuncia presentata dai familiari, che vogliono vederci chiaro. E c’è già un indagato: è il medico di guardia nella nella notte tra sabato e domenica al Pronto soccorso del Policlinico Casilino, l’ospedale dove Alessandro Micocci era stato visitato, una dottoressa che ha «firmato» le dimissioni del paziente. Un atto dovuto da parte del pm Vittorio Pisani, titolare del fascicolo. Sarà però solo il risultato dell’autopsia a stabilire le cause del decesso e ad accertare eventuali responsabilità.
Per ora c’è il racconto della moglie di Alessandro Micocci davanti ai carabinieri della stazione Cinecittà che hanno raccolto la denuncia. «Sabato sera - avrebbe detto la donna - Alessandro ha cominciato a star male: febbre a 39 e brividi di freddo. A giugno lui aveva avuto un infarto, era stato anche ricoverato e così abbiamo telefonato alla cardiologa di fiducia per un consiglio, per essere rassicurati. Alessandro ha preso poco dopo la tachipirina ma ciò nonostante continuava a star male: forte sudorazione, vomito. A quel punto era notte fonda, abbiamo deciso di chiamare il 118...». L’ambulanza trasporta Alessandro Micocci al Pronto soccorso più vicino, quello del Policlinico Casilino: sono le 4,42 di domenica. L’agente di commercio rimane qualche minuto sdraiato su una barella in attesa. Poi i sanitari lo visitano: non è ancora chiaro se effettuano o no un elettrocardiogramma. Fatto sta che tranquillizzano l’uomo. «È solo uno stato influenzale, prenda ancora la tachipirina - gli dicono -, il cuore sta bene, può tornarsene a casa». Alle 5,45 Alessandro Micocci viene dimesso, esce con le proprie gambe dal Pronto soccorso: il padre lo riaccompagna a casa, in viale Marco Fulvo Nobiliore.

Si mette a letto ma continua a lamentarsi: passano pochi secondi e, sempre secondo il racconto della moglie, a un certo punto diventa cianotico in volto, comincia a perdere conoscenza. All’arrivo del 118 per Alessandro Micocci non c’è più nulla da fare. Gli operatori dell’ambulanza provano a rianimarlo. Ma invano.

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