«Vietato frugare nei bidoni a Roma» Polemica sulle misure anti barboni

Il sindaco Alemanno lancia la stretta sul decoro. Ma poi accoglie le critiche di don Ciotti e frena: «Verificherò, non voglio conseguenze sociali negative»

da Roma

Rischiano di essere chiamati a fare gli straordinari gli agenti della municipale capitolina. Dopo lo stop imposto ai turisti chiassosi e troppo famelici con l’ordinanza «anti-bivacco», quella che vieta di sedere a lungo nei pressi dei monumenti più rappresentativi, dopo il niet ai borsoni gravidi di merce contraffatta, sorgente di guadagno per gli onnipresenti abusivi, Gianni Alemanno sta ragionando se tirar fuori o meno un altro asso nella manica, anche qui all’insegna dello stesso prefisso. Sarebbe allo studio, è stato lo stesso primo cittadino ad anticiparlo ieri, «un provvedimento anti-rovistaggio nei cassonetti, spesso causa di degrado perché si riversa spazzatura sulla strada». Il sillogismo di fondo è di immediata evidenza: se il fine è quello di combattere a tutto tondo chi rovina l’immagine della Città Eterna, non si può prescindere dal sanzionare chi la sporca.
Di come potrebbe funzionare nella pratica la nuova idea del Campidoglio e delle modalità con le quali verranno puniti i trasgressori, ancora non si sa nulla. Solo un elemento pare certo: prima di dare l’ok definitivo, ci sarà un ampio confronto con le organizzazioni di volontariato, per evitare «conseguenze sociali negative». È stato lo stesso sindaco a precisarlo in serata dopo il fuoco di fila di polemiche che avevano tenuto banco nel pomeriggio. Il primo a ergersi a paladino dei meno fortunati era stato don Luigi Ciotti: «Capisco la giusta preoccupazione per la tutela della salute e dell’igiene delle persone - aveva spiegato - ma chi rovista nei cassonetti per mangiare deve avere opportunità per vivere». Il fondatore del gruppo Abele criticava la pregiudiziale che rischia di essere contenuta non nella lettera ma nel senso del provvedimento, e cioè che a rovistare sarebbero soltanto gli sbandati. «Ho visto anziani e insospettabili aspettare la chiusura del mercato per racimolare qualcosa negli scarti - aveva aggiunto - vanno create anzitutto le opportunità per una condizione di vita dignitosa, come per esempio le mense, oggi insufficienti». Dello stesso segno le bordate della Comunità di Sant’Egidio che, per bocca del suo portavoce Mario Marazziti, si augurava di «trovare comunque il modo di offrire da mangiare a chi non ne ha».
Affermazioni queste che proprio non erano piaciute a Sveva Belviso, assessore alle Politiche sociali del Comune. Che, senza citare direttamente le parole di don Ciotti e della comunità, aveva rilevato: «L’annuncio di una nuova ordinanza non può essere interpretato da alcuni come un modo per affamare i poveri di Roma, perché questi sono quotidianamente al centro delle nostre attenzioni e dei nostri sforzi». E giù una serie di esempi, dati, convenzioni e siti già oggi attivi «per garantire un pasto decente a chi si trova in difficoltà».
A conti fatti, marce indietro e aggiustamenti a parte, se davvero Alemanno decidesse di andare fino in fondo, lo scenario più verosimile si può facilmente immaginare.

Si potrebbe rivedere l’identico iter seguito all’entrata in vigore dell’anti-bivacco e dell’anti-borsone: rabbia immotivata ed eccessiva da parte dell’opposizione, qualche polemica ragionata e ragionevole per ottenere ulteriori correzioni di tiro e, in strada, il buon senso di chi la norma deve applicarla a fare sul serio la differenza.

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