Gianmarco Chiocci - Gianluigi Nuzzi
Potenza - C’è il servizio fotografico con gli scatti che ritraggono Silvio Sircana, portavoce di Romano Prodi, mentre a bordo di un’auto in una serata del settembre scorso a Roma dialoga con un transessuale. E ci sono probabilmente molti altri «dossier» dedicati a politici e conservati in un archivio segreto che Sco e squadra mobile di Potenza stanno cercando di individuare su delega del pubblico ministero Henry John Woodcock.
«Quelle foto esistono - spiega un investigatore che chiede l’anonimato - si tratta di 4-5 scatti, alcuni al ristorante, altri all’uscita e altri dopo, che abbiamo visionato ed esaminato già da tempo. Le interviste rilasciate ai giornali dal fotografo Massimo Scarfone, tendenti a smentirne l’esistenza, hanno una palese e persino intuibile natura difensiva. Le foto, essendo oggetto di un pedinamento di un personaggio pubblico ed essendo finalizzate a costituire una “rendita” per il futuro, secondo quanto emergerebbe dalle stesse intercettazioni telefoniche tra il paparazzo e Fabrizio Corona, costituiscono corpo di reato».
Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati di Scarfone, sul quale verranno compiute le necessarie verifiche, e l’individuazione di Sircana come parte lesa di una trappola pronta per scattare. E, fatto oggi di maggior interesse per gli inquirenti, la ricerca del luogo dove vengono custoditi i fascicoli, pronti per l’uso.
Un’ipotesi sostenuta anche dal giudice per le indagini preliminari Alberto Iannuzzi nell’ordinanza di custodia cautelare. Sembra quindi che i politici possano assumere un ruolo di maggiore rilevanza di quanto finora emerso in questa inchiesta. E non solo come obiettivi di pressioni e ricatti.
Gli investigatori vogliono accertare se vi siano state relazioni anche di altra natura. E questo è uno dei grandi temi che potrebbe essere affrontato direttamente nell’interrogatorio previsto per oggi di Lele Mora, indagato per associazione a delinquere con finalità di estorsione e sfruttamento della prostituzione.
Per questo alla lettura dei giornali di prima mattina, le interviste rilasciate da Scarfone hanno provocato più sorrisi che stupore. Per un professionista che si trova in una situazione difficilmente gestibile, di sicuro più grande di lui, l’unico ripiego è quello di negare in toto qualsiasi collegamento con le foto.
E nessuno in Procura si è scomposto più di tanto. Né Woodcock, impegnato negli interrogatori, che spera di chiudere in fretta per poi dedicarsi ai fronti meno esplorati (a iniziare da quello politico), né la squadra di inquirenti che lo seguono no stop dall’inchiesta su Vittorio Emanuele.
Vi sono altri terreni che la Procura considera più delicati. A iniziare da quello dei rapporti con il ministero della Giustizia, dopo la decisione del Guardasigilli di inviare di nuovo gli ispettori a Potenza. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha disposto di verificare se la Procura di Potenza abbia agito in modo superficiale o negligente nel gestire i fascicoli sulla cosiddetta «Vallettopoli». L’ha annunciato lo stesso Mastella durante «Porta a porta», spiegando che intende appurare se ci sono state fughe di notizie.
Ma in Procura si mostrano sereni. Gli ispettori andranno quindi a verificare l’iter dei fascicoli processuali. Chi ha avuto accesso agli atti d’indagine e a che titolo.
Oggi intanto Silvio Sircana, dimesso ieri dall’ospedale dopo la colica, tornerà al lavoro in occasione del Consiglio dei ministri.
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