Roma - I nodi ancora da sciogliere sono ancora molti, ma la strada sembra essere quella giusta per uscire dalle sabbie mobili. Sembrano infatti ripartire le trattative per
l’elezione del presidente della commissione di Vigilanza e di un giudice
della Corte costituzionale, anche per merito dell ultimatum dei presidenti
delle Camere che hanno annunciato sedute ad oltranza del Parlamento
in caso di mancato accordo.
Convocazione a oltranza La capigruppo congiunta voluta dai presidenti delle Camere, oggi a
Montecitorio, "sgombra il campo dalle macerie" provocate dagli
scontri di questi mesi e traccia un percorso, aprendo la strada
all’ipotesi di due "rose" di nomi parallele per le due poltrone.
Se un’intesa c’è si saprà solo martedì prossimo, quando è stata
convocata una nuova capigruppo. E se le posizioni rimarranno
distanti, i presidenti delle Camere convocheranno ad oltranza la
Commissione di Vigilanza Rai per le elezioni del presidente e il
Parlamento in seduta comune per l’elezione del giudice costituzionale.
Fini e Schifani, ultimatum: obbligo costituzionale inderogabile Una presa di posizione decisa di Fini e Schifani, che in una nota
invitano gli schieramenti a "promuovere le necessarie intese".
Significherrebbe, di fatto, un blocco dell’attività legislativa,
subordinata alla soluzione delle due questioni. Gianfranco Fini,
d’altronde, ha usato parole inequivocabili durante la capigruppo,
secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti, definendo "inaccettabile" ogni veto nei confronti di una persona e di un partito e
ammonendo gli schieramenti ad adempiere "subito" a un obbligo
costituzionale "inderogabile".
Doppia rosa di nomi E anche il presidente del Senato, Renato
Schifani, non ha rinunciato ad ammonire i poli perchè dialoghino alla
ricerca di un’intesa.
L’accordo, in effetti, sembra più vicino rispetto a qualche giorno fa.
Le posizioni rimangono distinte, ma meno distanti e maggioranza e
opposizioni si sono dette disponibili al confronto, nell’ottica della logica "niente veti nè imposizioni". La ricetta che sembra mettere quasi tutti
d’accordo è quella di una doppia rosa di nomi per la Vigilanza e la
Consulta. Proposta dal Pdl e subito accolta dall’Udc di Pier Ferdinando
Casini, l’ipotesi viene ora considerata anche dal Pd, che nei giorni
scorsi l’aveva respinta: "Non escludo niente, non escludo nessun
metodo purchè ci porti da qualche parte", afferma Anna Finocchiaro al
termine della riunione.
Fase di confronto Sgombrato il campo dai "pregiudizi", aggiunge
Antonello Soro, ora "ci si confronta su dei nomi e quello della rosa dei
nomi è uno dei modi possibili per trovare una soluzione". Ma anche i
capigruppo del Pdl, Gasparri e Cicchitto, fanno un passo verso le
opposizioni, rinunciando a ribadire il veto contro Orlando: "Si vedrà,
siamo in una fase di confronto e le rose hanno senso se indicano più
nomi", spiegano, precisando tuttavia che "la situazione si sblocca se
si modificano i termini finora presentati".
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