RomaLa telenovela della commissione di Vigilanza sulla Rai è forse giunta allepilogo preannunciato con luscita di scena del senatore ribelle Riccardo Villari. Ieri le Giunte per il regolamento di Camera e Senato hanno conferito ai presidenti dei due rami del Parlamento, Renato Schifani e Gianfranco Fini, il potere di revocare i componenti della bicamerale e procedere al rinnovo integrale dellorgano.
Le Giunte hanno infatti riconosciuto «limpossibilità della commissione di svolgere le rilevanti funzioni che lordinamento le assegna» viste le contestuali dimissioni di trentasette componenti su quaranta. In questo modo Villari e i due «mohicani», il radicale del Pd Beltrandi e lmpa Sardelli, sono stati messi fuori gioco nonostante lormai ex presidente avesse convocato domani la commissione, probabilmente per comunicare le proprie dimissioni. Beltrandi, che occupa San Macuto da otto giorni e ha iniziato uno sciopero della fame, continua lazione di resistenza passiva. «Resto qui, che mi vengano a buttar fuori se vogliono», ha dichiarato.
Lipotesi di un ricorso di Villari non è al momento esclusa anche se improbabile («Devo valutare la questione bene e con calma», ha detto il senatore), ma Schifani e Fini hanno già inviato una lettera ai capigruppo nella quale li si invita a designare i nuovi commissari. E la storia ricomincerà dallinizio. Pdl e Pd, infatti, sono orientati a riconfermare gli uscenti con una variazione: il senatore Ceruti prenderà il posto di Villari che nel frattempo è stato espulso dal partito. Da parte sua, il Pdl ha rinnovato la disponibilità ad eleggere a presidente della commissione Sergio Zavoli, come da accordi presi prima che lostruzionismo villariano conducesse alle più recenti determinazioni. «Abbiamo già dato il nostro assenso allipotesi Zavoli e non cè ragione di cambiare opinione», ha detto il vicepresidente dei deputati Pdl Bocchino.
Il «risiko», quindi, ricomincerà dallo stesso punto nel quale si era interrotto. La Vigilanza dovrà nominare il nuovo consiglio di amministrazione della Rai (lattuale è in regime di prorogatio). Il candidato più accreditato per la presidenza è lex direttore di Panorama Pietro Calabrese che sarebbe scelto in quota opposizione. Escluso il rappresentante che sarà designato dallazionista ministero dellEconomia, gli altri 7 componenti saranno ripartiti tra quattro della maggioranza, due del Pd e uno dellUdc. Improbabile che lItalia dei Valori riesca a spuntare un consigliere.
Per la direzione generale in pole position cè sempre lad di Fastweb, Stefano Parisi, al quale dovrebbero essere affiancati come vicedirettori generali lattuale direttore comunicazione Guido Paglia (in quota Pdl-An) e il direttore di Raidue Antonio Marano (in quota Lega). Non è escluso che una delle due vicedirezioni possa andare al direttore acquisto Gianfranco Comanducci, vicino a Fi. Così come non si esclude unaltra ipotesi: la nomina dellex direttore generale Pier Luigi Celli, ora in Luiss, alla presidenza con la direzione generale affidata allattuale direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce (in predicato di passare a Raifiction) o allo stesso Comanducci.
Le nomine dei telegiornali saranno decisive anche per le direzioni di rete. Al momento, lunica casella quasi sicura appare quella del Tg3 con larrivo di Antonio Caprarica (quota Pd) dal Gr. Per il Tg1 usare il condizionale è dobbligo. Se dovessero essere utilizzati gli stessi criteri del 2002 quando il direttore del Tg2 Mimun passò al tg dellammiraglia, è ipotizzabile un «trasferimento» per Mauro Mazza. Se dovesse prevalere un criterio market-oriented, il posto di Riotta potrebbe essere preso dal vicedirettore del Corriere Pierluigi Battista o dal direttore di Panorama Maurizio Belpietro.
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