Roma

Vigili urbani: il concorso è una chimera

Virginia Polizzi

In molti aspettavano con ansia quel fatidico 15 settembre. In 80mila lo aspettavano da un anno. Rinvio dopo rinvio, il 15 settembre doveva essere il giorno in cui finalmente era fissata la prova per il concorso di vigile urbano, ufficialmente «concorso per istruttore di vigilanza urbana». Erano arrivate ben 80mila domande per soli 300 posti, il 60 per cento di queste da giovani laureati. Ebbene, il 15 settembre, quello che per qualcuno poteva essere il giorno di un forse-finalmente-lavoro è risultato per tutti l’ennesima bufala dell’amministrazione pubblica. Nessuna spiegazione. Solo la comunicazione in Gazzetta Ufficiale che, per la terza volta, rinvia il tutto al 10 ottobre. Un altro mese di attesa, quindi. Sperando che sia la volta buona. Il concorso era stato bandito il 25 ottobre del 2005. La prova doveva tenersi il 29 marzo del 2006. Rimandata. La prova doveva tenersi il 16 giugno. Rimandata. La prova doveva tenersi il 15 settembre. Rimandata. La prova si terrà il 10 ottobre. Almeno si spera.
«E la cosa ancora più assurda - afferma Luigi Marucci presidente dell’organizzazione sindacale delle polizie locali - è che il personale della municipale è fermo al 2000. Siamo ai minimi storici, lo stesso organico del 1990, di 16 anni fa, ma a dover gestire una città molto più grande e difficile». I vigili urbani capitolini oggi sono 5500 e «dovremmo essere circa 8mila - sottolinea Marucci -. E non perché lo dico io ma perché lo stabilisce la legge». La legge a cui si riferisce è quella regionale n.1 del 2006 che prevede due vigili ogni 800 abitanti. Inoltre, entro la fine dell’anno, il personale si ridurrà ulteriormente perché circa 300 vigili andranno in pensione. «La situazione per noi è diventata insostenibile - denuncia Marucci -. Ormai in città ci sono zone dove non va più nessuno. E quello che almeno in teoria doveva essere un lavoro importante per la collettività (di gestione della viabilità, di controllo del territorio e di garanzia della sicurezza del cittadino) è diventato un mero ruolo amministrativo. Passiamo le giornate in ufficio a smaltire burocrazia a danno del lavoro su strada».
La politica che l’amministrazione sta adottando per cercare di arginare il problema è il ricorso agli straordinari, diventati ormai prassi ordinaria. «Invece di assumere - spiega Marucci - si ricorre allo straordinario programmato. Una politica che però non porta lontano e fa perdere di qualità. Perché non ci vuole molto a capire che se uno lavora per due turni di seguito... Per non parlare dei costi». Ricapitolando: il Comune, in questo settore, pecca di circa 3mila unità. Bandisce un concorso per soli 300 posti e, per di più, questo concorso viene rinviato tre volte.

Quello che allora il sindacato chiede a Veltroni è di ampliare i posti del concorso da 300 a 3mila, le unità che servono per arrivare al numero definito per legge, utilizzando le 80mila domande già pervenute.

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