Politica

Vignetta satirica contro l’Islam Bufera su un giornale cattolico

Emanuela Fontana

da Roma

Scoppia una nuova polemica sulle vignette e l’Islam, direttamente in Italia, e dagli ambienti cattolici dell’Opus Dei. Lo spunto è Dante ma il risultato è una raffigurazione di Maometto all’inferno, pubblicata sulla rivista Studi Cattolici, che indigna le organizzazioni musulmane, per ora solo in Italia. E anche l’organizzazione fondata da José Maria Escrivà prende le distanze dal direttore del periodico cattolico, Cesare Cavalleri. L’illustrazione satirica firmata da Guido Clericetti mostra Dante e Virgilio in un girone infernale lambito dalle fiamme con diavoli armati da forcone. «Quello là diviso a metà dalla testa alle chiappe non è Maometto?», chiede il sommo poeta. E la sua guida gli risponde: «Sì, è diviso perché ha portato divisione nella società. Mentre invece quello là con le braccia calate è la politica italiana riguardo all’Islam». Cavalleri, spiega che «si tratta soltanto della raffigurazione di un passo tratto dalla Divina Commedia, dal Canto XXIII». Maometto all’inferno «ce l’ha mandato Dante - sottolinea - uno dei più grandi poeti italiani».
Il direttore di Studi Cattolici e membro dell’Opus Dei difende comunque pienamente la vignetta: «Ogni tanto una vignetta politicamente scorretta fa bene. Spero solo che l’aver pubblicato questo disegno non produca attentati, perché se ciò avvenisse confermerebbe solo le posizioni idiote dell’Islam».
Le reazioni dei musulmani sono indignate. E l’Opus Dei è intervenuta subito per dissociarsi dalla vignetta del mensile, con il portavoce Giuseppe Corigliano: «Sant’Escrivà - chiarisce - avrebbe dato la vita per rispettare la libertà religiosa di chiunque. Studi Cattolici non rientra tra le pubblicazioni né ufficiali né ufficiose della prelatura che ha solo un bollettino ufficiale intitolato Romana».
Il mondo islamico italiano ha reagito con posizioni molto dure da tutte le componenti della Consulta islamica, l’organismo consultivo voluto dal ministro dell'Interno Beppe Pisanu. «La madre dei cretini è sempre incinta», ha commentato il segretario dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, Roberto Piccardo.
«Mi sembra una cosa di estremo cattivo gusto», puntualizza Mario Scialoja, direttore della sezione italiana della Lega mondiale musulmana. «Con tutto lo sforzo che è stato fatto da parti maggioritarie del mondo cristiano e musulmano - ricorda Picardo - purtroppo ci sono sempre minoranze che accendono fuochi e lanciano provocazioni». «Cosa c’entra ora - si chiede invece Asaoud Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia - in un momento come questo, fatto di dialogo e di confronto, un'iniziativa simile?». Per questo Sbai lancia un appello «al buon senso, a fare un passo indietro, ad abbassare i toni, a fermarsi». E ricorda che la Pasqua è una festa simile per cattolici e musulmani, che può essere «vissuta insieme, con serenità».
La condanna dagli ambienti cattolici è comunque unanime. Dal Vaticano, critica con fermezza l’iniziativa del mensile padre Justo Lacunza Balda, rettore del Pontificio Istituto di Studi Arabi: «Non si può irridere così Maometto - avverte - figura centrale per la fede di più di un miliardo di persone al mondo».
Padre Justo aggiunge che una presa di posizione del genere «mi ferisce. Questo non è spirito cristiano, non è modo - si indigna -. E poi durante la Settimana Santa: perché pubblicare una vignetta di questo genere? Se vogliamo dialogare ci vuole più rispetto per la fede».
Clericetti però si difende: la pubblicazione non è irriguardosa, neanche quando viene usato il termine «chiappe»: «I versi di Dante parlavano del punto in cui “si trulla” - spiega - ho cercato un’espressione altrettanto colloquiale che fosse però al passo con i nostri tempi. Nessuna volontà di essere irriguardoso, ma qualche tempo fa lessi su un quotidiano un editoriale di un professore islamico che diceva che quel dipinto nel duomo di Bologna con Maometto tra le fiamme andrebbe tenuto nascosto. Questo per me non è accettabile».
Il caso delle vignette islamiche era scoppiato in autunno, quando il giornale Jyllands-Posten aveva pubblicato 12 vignette su Maometto ritenute oltraggiose dall’Islam. La pubblicazione aveva scatenato una vera e propria rivolta nel mondo arabo con conseguenze anche per l’Italia, attaccata al suo consolato a Bengasi.

La posizione della Chiesa in quell’occasione fu chiara con una presa di posizione di Benedetto XVI: «È necessario e urgente che le religioni e i simboli religiosi siano rispettati», aveva avvertito il Papa.

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