Stuprata a turno da tre nordafricani nel cuore di Villa Borghese. Una storia agghiacciante accaduta a una ragazzina di appena 16 anni con lunica pecca di «fumare» ogni tanto di nascosto dai genitori. Qualche sigaretta lì nel parco, a volte, glielavevano passata proprio quei tre stranieri, clandestini, una sfilza di precedenti alle spalle, destinatari di decreti despulsioni non rispettati. Della celebre villa, polmone verde in pieno centro storico, meta preferita di tanti appassionati dello jogging e di famigliole con bambini alla ricerca di un po di verde, avevano fatto la loro «dimora», occupando alcuni box allestiti provvisoriamente per il concorso ippico di piazza di Siena. Quando il tardo pomeriggio di venerdì 12 maggio, al tramonto, Marta (chiamiamola così, ma è un nome di fantasia) simbatte nei tre, allinizio non capisce le loro intenzioni. Poi quando quelli si fanno avanti, cominciano a fare gli «spiritosi» lei si tira indietro. «È tardi - dice - devo tornare a casa. I miei mi aspettano per la cena, lasciatemi in pace». Di mollare la «presa» quei tre non ne vogliono proprio sapere, prendono la ragazza, la spingono dietro una radura, non contenti, perché non avesse scampo, le puntano un coltello alla gola. E così, uno dopo laltro, abusano della poveretta spaventata a morte.
Marta è terrorizzata, negli occhi ha ancora quelle tremende sequenze; eppoi i lividi, le ecchimosi dappertutto. A malapena trova la forza per riprendere la metropolitana e avviarsi verso casa, al Casilino. Ma alla mamma, al papà e al fratello, non ce la fa a raccontare tutto quel che è successo: il segreto è grosso e il peso della vergogna enorme. La ragazzina dopo la terza media ha smesso di studiare. Ha lavori saltuari, ogni tanto fa la commessa in qualche negozio, ma nulla ancora di definitivo. Il pomeriggio spesso si reca con gli amici in centro. Villa Borghese, nei pressi del Galoppatoio, è uno dei ritrovi preferiti. Prima o poi, dunque, capiterà di tornare. Succede sei giorni dopo, giovedì 18. Marta è in compagnia di un amico, devono raggiungere il resto della comitiva. Ma eccoli i tre extracomunitari, due tunisini di 21 e 26 anni e un marocchino di 35. Sono lì nel parco. Marta prova a fare finta di nulla, ma il ricordo, lo choc per la violenza subita è troppo forte, brucia ancora. Scoppia in lacrime, ha un attacco di panico. «La ragazzina - spiega Andrea Di Giannantonio, capo della V sezione della squadra mobile capitolina - trova il coraggio di raccontare tutto e chiama il 113. I più vicini nella zona erano i falchi, i nostri agenti in abiti civili a bordo delle motociclette. Sono stati loro ad accorrere sul posto e a raccogliere la testimonianza». I poliziotti dellantirapina ascoltano attentamente la descrizione fornita da Marta, raggiungono il nascondiglio dei tre, chiamano i colleghi delle volanti e li portano in questura. Al fermo, laltro giorno è seguito larresto per violenza aggravata. E per i tre balordi si sono spalancate le porte del carcere di Regina Coeli.
«È una storia terribile - afferma il consigliere provinciale di An, Piergiorgio Benvenuti -. È spaventoso pensare che in una metropoli come Roma accadano fatti del genere, per giunta in un parco pubblico come Villa Borghese. Servono un maggiore controllo del territorio ma anche e soprattutto certezza delle pene, lavvio dei provvedimenti di espulsione reali e non fittizi con soggetti che, entrati nuovamente sul nostro territorio dopo essere stati espulsi, rimangono senza rispettare il provvedimento di espulsione».
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