Spettabile redazione, secondo le previsioni i nodi vengono al pettine, lo sconcio subito dalla storica Villa Giuseppina tutelata dai Beni culturali ci riguarda personalmente. Latrina a cielo aperto, non assorbe le urine dei cani la pavimentazione incompatibile nellarea pubblica, uccide il giardino ridotto a piazzale. Il suolo cadaverico, colpa la cementificazione (piastrelle antigieniche assieme allo strato sottostante di sabbia marina ? mescolata a cemento), stravolge la suggestiva oasi verde del parco che offriva particolare refrigerio e salute alla popolazione negli anni 50.
Sale il rischio di infezione per i frequentatori, particolarmente nel caldo dellestate, la puzza ristagna, nella scarsa igiene pullulano insetti e sciami di moscerini. Le piante decimate? Sì, eliminato anche quel boschetto, dalla casa di Aurelio Saffi saliva a fianco il viottolo sino alluscita in via Bologna dove hanno installato, in mostra a troneggiare, per bisogni corporali, un cesso monumentale.
De gustibus non est disputandum! La circoscrizione rimpiange la distruzione del viale alberato, allori secolari alti oltre dieci metri accompagnavano il visitatore dentro la saluberrima galleria davanti alla porta di casa. Nel quartiere rimane vivo il ricordo. Colpiti dallo squallore odierno gli abitanti si ribellano al degrado dellunica proprietà comunale usufruibile nella zona. La situazione allordine del giorno. La signora Ernesta Dellepiane e altri, in una lettera aperta esemplare, non tollera la rovina del tesoro di tutti, la Villa Giuseppina. Correre ai ripari, restaurare i danni gravi. Togliere dalle panchine sotto il pergolato in ghisa sino al confine, via A. Garbarino, le mattonelle incastrate, pure inservibili agli impianti di irrigazione, restituire così funzione naturale alla parte maggiore del territorio perché riviva la fonte originale ecologica di benessere. Riqualificare la fisionomia adesso alterata dellambiente verso mare, dare vita allaspetto morfologico primitivo riportando la terra sottratta e collocandovi nuove piante. Aggiustare le malconcie statue di marmo, rovesciate o nascoste dei personaggi, illustri fautori del Risorgimento italiano: Giuseppe Mazzini presenta il naso rotto e la lapide commemorativa sulla facciata stinta è illeggibile.
Ricostruire le aiuole tutte sterminate, erroneamente fabbricate senza muretto di contenimento e debita recinzione.
Sono da recuperare i pochi cespugli ancora sopravvissuti, sbrindellati con i rami spezzati dai «balordi» che abbondano. Da curare le piante malate, insudiciate, intrappolate: quelle appassite o tagliate mancano allappello, non sono state sostituite. Ironia della sorte, anziché garantire la tranquillità allo spazio della gente, il posto trasformato in un circuito e campetto. Insufficienti i cartelli dei servizi; senza adeguata vigilanza, il bullo grida forte, fa il padrone. Biciclette mastodontiche, cavalcate da giovani scatenati, scorrazzano, non controllate, in lungo e in largo, quasi il giardino sia la pista ciclabile, mettono a repentaglio lincolumità delle persone, in maggioranza vecchi e bambini. Neppure rispettati gli anziani: bersagliati a ripetizione alla stregua di birilli dalle pallonate dei giocatori abusivi di calcio improvvisato.
Diagnosi del quadro: veritiera la descrizione. La sicurezza della cittadinanza chiama in causa lindifferenza della burocrazia.
Precisa responsabilità dufficio provvedere ad evitare gli incidenti; altrimenti, unica alternativa, deplorevole, la chiusura.
Non giova agli amministratori della città della cultura 2004 fare orecchie da mercante.
Il lassismo non porta frutti. Saluti cordiali.
Caro Barbieri, avrà notato come ledizione di Genova del Giornale abbia in passato dedicato una lunga serie di articoli al degrado dei giardini pubblici e dei parchi genovesi, che tanto stavano a cuore ai cittadini, anche a giudicare dal numero di lettere che arrivavano in redazione. Avevamo anche dato ampio risalto alle rassicurazioni dellassessore comunale Luca Dallorto, che prometteva una pronta riqualificazione delle strutture.
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