Villafranca non esiste, nemmeno per i finanziamenti

La protesta delle istituzioni: «Mai visto un soldo dei 9 milioni di euro stanziati»

Villafranca non esiste, nemmeno per i finanziamenti

«Neanche un centesimo. Quasi nove milioni di euro piovono sulla Provincia e a noi niente. Una vera iattura che ci ricaccia nell'immobilismo». Incontri Fabio Locciola, assessore alle attività produttive di Villafranca in Lunigiana, prima dell'appuntamento alla Fortezza. Cartellina in mano e un diavolo per capello. Ti aspetta ad Aulla, davanti al municipio spartito su una piazza che poi sono due, una intitolata a Gramsci e l'altra a Craxi. Allunghi l'occhio e trovi Craxi a grandezza naturale in marmo candido nel vuoto davanti all'edificio. Omaggio della città firmato dall'ex sindaco Lucio Barani. Che adesso è il primo cittadino di Villafranca. Che fa rumore quando «adotta» i colpiti dalla fatwa, conferendo la cittadinanza onoraria al direttore del quotidiano danese dove sono apparse le vignette su Maometto. Chiusa parentesi, che Locciola ha fretta di dirla tutta: «L'ultima decisione nella direzione di discriminare la Lunigiana e il suo popolo, che tanto li vota lo stesso, riguarda la presentazione alla Regione Toscana di tre progetti da finanziare: distretto lapideo di Carrara, zona industriale apuana e centro servizi nautica. Noi avevamo pronta una nostra proposta, ma i giochi erano già fatti». Risultato: «Resta netta la sensazione di un territorio, la Luniginana, solo formalmente parte della Provincia di Massa, serbatoio di voti al momento debito e destinato dalle amministrazioni di sinistra alla miseria e al sottosviluppo in funzione del mantenimento del consenso». Pesante. Raschi un po' e ti accorgi che il malessere è di fondo. E non è una questione politica, che magari Villafranca gravita sul centro destra e la solfa non cambia. Macchè.
«La prima volta abbiamo perso le amministrative con mille voti di differenza, adesso abbiamo vinto con cinquecento voti in più. E vuol dire che la gente, rossa com'è, ha toccato il fondo e chiede ossigeno». Allora allarghi il discorso ai confini, a questa terra di passi che pure è ricca e vive senza far rumore. La sterzata è bene accetta. L'argomento gira nei bar, nelle sale consiliari, nelle case. «È vero che la Lunigiana è legata alla Spezia. Anche dal punto di vista culturale e caratteriale. Non abbiamo granché in comune con i massesi. Se andiamo a Pisa o Firenze, andiamo in Toscana. La situazione è resa ancor più dolorosa dalla condizione di marginalità, e nessuno fa niente per rimuoverla». La Lunigiana vive di terziario, commercio e turismo, che di castelli e borghi medievali perdi il conto. «E poi è incontaminata. Praticamente zero industrie. Il progetto della centrale a biomasse che andrebbe ad alimentare un'azienda agroalimentare in loco, sta sfumando. Chiediamo un casello autostradale per Villafranca, che serva la media Lunigiana. C'è da completare il raddoppio della pontremolese, ma i finanziamenti non esistono». Locciola è un entusiasta infuriato, che ti sciorina i mille progetti che fanno pulsare la sua terra.

Come lo sviluppare i rapporti con le Villafranche d'Italia e d'Europa. Come restituire alla rocca di Malnido, attraversata dalla ferrovia, la sua bellezza. Magari reinventandola come stazione. Che la bizzarria in questa terra di mezzo ci sta tutta.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica