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Il villaggio dei Savoia si è fermato all'anno Mille

Antiche mura, un ponte e botteghe che producono tele e scarpe come un tempo. È il Borro che oggi ospita anche Spa e cantina

Il villaggio dei Savoia si è fermato all'anno Mille

Passeggiare nel borgo medievale, nel verde delle colline toscane del Valdarno, scoprire antiche botteghe artigiane e assaporare i prodotti dell'agricoltura biologica. Arrivando a Il Borro, il villaggio medievale, crocevia tra Arezzo, Siena e Firenze, sembra di tornare all'anno Mille. Una perla nel cuore delle colline toscane, fino al 1993 di proprietà del Duca Amedeo di Savoia e ora di proprietà di Ferruccio Ferragamo, che, con la famiglia, ha trasformato quest'antico borgo valorizzandone la storia e le tradizioni.

Il Borro nasce come castello. E quello che rimane oggi delle antiche mura e del ponte fa immaginare che fosse una fortezza posizionata su uno sperone di roccia, (il termine toscano Borro indica un burrone formatosi dal letto di un torrente) che faceva di questa postazione una rocca inespugnabile.

Oggi Il Borro-Ferragamo style comprende 700 ettari di proprietà, 45 ettari di vigneti per la produzione di dodici etichette, 40 ettari di uliveti, 180 ettari destinati a foraggi e seminativi, due ettari di orto biologico, un'azienda agricola all'avanguardia interamente biologica ed ecosostenibile dal 2015. Ci sono poi quattro botteghe artigiane, 38 suite prestigiose con i nomi originari delle famiglie in base alla loro attività (Cacciatore, Scrittore, Tenore, Soprano, Poeta); due ville di lusso, cinque casali dedicati alla formula dell'agriturismo, una spa, un campo da golf, uno da tennis e piscine, oltre a due punti per la ristorazione: l'Osteria del Borro, ristorante gourmet e Il Borro Tuscan Bistro che propone piatti familiari e tradizionali. Nell'antico borgo, oggi, abita solamente una famiglia, di origini sarde. Ma è un continuo via vai tra turisti e impiegati della tenuta.

BOUTIQUE MEDIEVALI

Visitiamo il borgo alla scoperta delle botteghe artigiane. La prima è quella di Busatti, famiglia di tessitori di Anghiari dal 1800. «Lavoriamo le fibre naturali, cotone, lino e canapa, in maniera ancora tradizionale con i telai - spiega Sandra - con rifiniture fatte a mano. È un orgoglio vedere turisti da tutto il mondo arrivare qui al Borro e riconoscere il nostro marchio e il nostro lavoro». Poco più avanti, svoltato l'angolo, c'è Leonardo: è intento a lavorare il cuoio delle sue scarpe. «Vengono prese le misure del piede, personalizziamo il colore e il pellame - dice - siamo un'azienda di famiglia alla quarta generazione. La cosa più bella di qua? Vedere ogni bottega che riproduce manualmente la propria creazione. Non siamo più abituati, ma qui è come se si fosse fermato il tempo». Donatella invece è originaria di Napoli, ma ormai è toscana d'adozione. «Amo questo luogo - dice - mi piace in tutte le stagioni, mi piace vedere lo sbocciare della natura, è un posto davvero suggestivo». Donatella è restauratrice e nella sua bottega è possibile acquistare oggetti di tutti i tipi con decorazioni fatte a mano. «Organizzo anche dei laboratori per bambini e adulti e insegno loro a creare un proprio ricordo da portare via». C'è infine Massimo, l'orafo, vent'anni di attività al Borro.

IL TEMPO DEI SAVOIA

«È un'esperienza meravigliosa che si rinnova ogni giorno - racconta - camminare e lavorare su queste strade che profumano di storia e di passato è bellissimo». Nella piazza don Pasquale Mencattini (che fu il parroco dei Savoia) c'è la chiesa di San Biagio, dove è esposta l'unica copia ufficiale della Sacra Sindone, donata al sacerdote nel 1985 dal duca Amedeo d'Aosta. Continuando la nostra passeggiata si scovano interessanti lavori di ingegno, come il Presepe, la rappresentazione della favola di Pinocchio e le botteghe artigiane in miniatura. Poco distante c'è invece l'Orto del Borro, progetto intrapreso nel 2014 da Vittoria Ferragamo, la figlia più giovane di Ferruccio, responsabile dei progetti speciali e dell'Orto. Due ettari a coltivazione biologica di ortaggi di stagione. «Utilizziamo metodi biodinamici - racconta - la nostra attenzione è alla qualità. Realizziamo delle cassette di verdure fresche e uova (prodotte dalle nostre 200 galline) che consegniamo settimanalmente, a domicilio, ai nostri clienti a Firenze, Arezzo e Siena. Produzione bio e a km zero». Dall'orto ai vitigni il passo è breve. L'attività vitivinicola è iniziata nel 1995 e dal 2012 è stata avviata la conversione dei vigneti all'agricoltura biologica e dal 2015 tutti i vini sono biologici. Dodici le tipologie di vino, con molta attenzione al Sangiovese (tipico della zona) e al vino Il Borro. Ma anche vini bianchi, il vinsanto del Chianti (Occhio di Pernice) e la grappa Petit Verdot. «La produzione di vino è il nostro fiore all'occhiello - spiega Salvatore Ferragamo, amministratore delegato del Borro - ci siamo dedicati a studi approfonditi sul nostro terreno facendone la nostra filosofia. Così come l'attenzione alla sostenibilità. Che sia tutto green e a emissione zero».

OLIO E CANTINE

«Nel 1993, quando mio padre acquistò la tenuta, radunò tutta la famiglia e disse: se acquistiamo questa azienda, dobbiamo trasformarla in un'attività fattiva e non solamente un luogo dove trascorrere le vacanze. E così è stato. Il nostro primo obiettivo è stato ristrutturare questo bellissimo borgo medievale e trasformarlo in una dimora dove i clienti possano soggiornare. Contemporaneamente ci siamo dedicati alla produzione del vino che è diventata una delle attività principali».

Entrare nella cantina, scavata nella terra, che si snoda sotto la Villa, è un'esperienza altrettanto suggestiva. Fu costruita ex novo nel 2000; successivamente, nel 2004, la proprietà realizzò un tunnel sotterraneo adibito a barriccaia per la maturazione del vino. L'azienda ha poi introdotto la vinificazione in anfora a partire dal 2015. Pochi mesi fa, invece, è stato inaugurato il frantoio per la produzione dell'olio extravergine di oliva, iniziata nel 1996 e anch'essa rigorosamente bio. Anche la proposta enogastronomica si basa su un'idea di cucina ecosostenibile.

«Con le verdure a disposizione, ogni settimana realizzo il menu - spiega lo chef Andrea Campani - Più che di chilometro zero mi piace parlare di chilometro buono».

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