Mentre in Comune si discute da mesi sulla possibilità di sperimentare innovativi modelli di gestione dei parchi, le splendide ville del Ponente, villa Durazzo Pallavicini a Pegli, ma pure Villa Duchessa Galliera a Voltri, subiscono ripetutamente la depredazione del loro patrimonio storico-artistico, a causa di atti vandalici a danno di statue, sculture, arredi e ogni sorta di suppellettile.
«La villa nel corso degli anni è stata saccheggiata a piene mani approfittando della scarsa sorveglianza», confermano i volontari della Pro Loco Pegli.
L'ultimo episodio che ha coinvolto villa Pallavicini, riguarda il furto, scoperto a novembre, di un prezioso piedistallo su cui poggiava un antico tavolo in marmo verde del Polcevera. Parliamo di un basamento, eseguito da Giuseppe Contestabile su disegno di Michele Canzio, l'ideatore dell'impianto scenografico di uno tra i più eccellenti esempi di parco romantico ottocentesco che l'Italia possa vantare.
«Il municipio ha denunciato il fatto ai carabinieri - spiega Mauro Avvenente, Presidente Municipio VII Ponente - La foto del piedistallo è stata inserita sui siti internet delle forze dell'ordine in modo da segnalare l'oggetto e cercare di ostacolare la vendita nel circuito dei mercati d'arte illegali». Le indagini sono tuttora in corso ma, visto il valore storico-artistico del basamento, è lecito supporre si tratti di un furto realizzato su commissione.
Il vero scandalo però, venuto alla luce grazie a questo episodio, sono le modalità di conservazione di diversi reperti, appartenenti all'antico arredo originario della villa, abbandonati alla rinfusa in un angusto scantinato. «I preziosi arredi sono stati letteralmente dimenticati in quel magazzino fin dal 1992, durante i lavori di ristrutturazione della villa - denuncia la Pro Loco Pegli - Doveva essere una soluzione temporanea in attesa che si reperissero i fondi per restaurarli, ma poi, come spesso accade in Italia, sono finiti nel dimenticatoio e da soluzione temporanea, l'abbandono è diventato definitivo».
«Non si può certo affermare che gli arredi siano custoditi in maniera adeguata - conferma Avvenente - La speranza è che le condizioni in cui da anni si trovano, non aggravino il loro stato di conservazione».
A fine novembre le associazioni culturali e ambientaliste di Pegli (Pro Loco, Pegliflora, Comitato difesa di Pegli, Associazione amici musei e ville di Pegli) hanno promosso una raccolta di firme per sostenere il progetto, presentato già dal luglio scorso all'amministrazione comunale, di una fondazione, costituita dalle associazioni e dal Comune, in grado di tutelare adeguatamente l'area, ma allo stesso tempo valorizzare le potenzialità turistiche del parco, anche attraverso il coinvolgimento di sponsor privati.
Le 2000 firme raccolte sono state presentate alla giunta comunale monotematica del 10 dicembre e adesso le associazioni attendono una rapida risposta da Palazzo Tursi.
L'importante sarà applicare una gestione responsabile che non vanifichi le risorse pubbliche, come successo invece dopo gli interventi del '92. I fondi per la ristrutturazione sono stati sbloccati dal Comune e alcuni lavori di restauro, ad esempio della Tribuna Gotica, sono già partiti. Ma resta ancora molto da fare.
In particolare, per contrastare gli atti vandalici e i furti a danno del patrimonio, deve essere rafforzata la sorveglianza, allo stato attuale garantita esclusivamente dal presidio giornaliero della Pro Loco.
Bisogna intensificare la manutenzione ordinaria e ripristinare l'accessibilità di alcune aree, come la parte del Castello, chiusa da troppo tempo al pubblico. È invece auspicabile, al più presto, un intervento di restauro del tempio di Flora, che versa in condizioni precarie. Le decorazioni scultoree sono ampiamente rovinate, gli affreschi che coprivano il soffitto sono ormai perduti e le nicchie del tempietto si sono trasformate in ripostigli. Quelli che dovrebbero essere i giardini di Flora, una piccola serra a fianco del tempio, appaiono desolatamente vuoti. Ma anche il cosiddetto Coffee House, un elegante edificio in stile neoclassico, necessita di ristrutturazione. Al piano terra, sotto l'arcata, sono abbandonate scale e altri attrezzi, mentre la parte alta dell'edificio è danneggiata e inaccessibile.
Infine per quanto riguarda il prestigioso giardino botanico Clelia Durazzo Pallavicini, fondato nel 1794, dopo anni di incuria è stato parzialmente recuperato, ma della sua cura si occupano solo 3 operai di Aster e neppure occupati a tempo pieno. «Ci vorrebbero giardinieri specializzati per restituire all'orto botanico il suo antico splendore - spiega il Presidente Avvenente - Personale adeguatamente formato che possa affiancare il lavoro dell'Aster».
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