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Le ville depredate

Le ville depredate

Il Ministero per i Beni Culturali, nel suo compito primario di tutela del patrimonio artistico, ha la responsabilità di vigilare non solo sulla conservazione dei monumenti, pubblici e privati, ma anche sulla integrità dei luoghi, sul «contesto» in cui essi si collocano. È bensì vero che troppe volte beni di proprietà pubblica sono abbandonati in una lenta rovina: ne è un esempio il Castello di Montanaro, a San Giorgio Piacentino, cui la regione Emilia Romagna sembra non attribuire alcun interesse, e invece i ladri hanno dimostrato di capirne l'importanza, depredandolo in diverse occasioni. Ed è ancor più triste dover assistere impotenti alla colpevole trascuratezza di molti privati che condannano alla distruzione edifici alla cui conservazione non sono in grado di attendere. Ma sommo deve essere il compiacimento del Ministero nel vedere invece che privati illuminati e pazienti sentono come impegno morale conservare e trasmettere ai posteri ciò che il destino ha loro affidato. È per questo che, sono certo, informati da me, il ministro per i Beni Culturali, Rocco Buttiglione, il sottosegretario Antonio Martuscello, il capo dipartimento Francesco Sicilia, il direttore generale Roberto Cecchi e, insieme con loro, per garanzia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, non vorranno consentire che un progetto, tanto scellerato quanto distratto, impedisca per sempre la visione, in un ambiente circostante preservato, della più bella villa del Settecento piacentino, il Casino Scribani, o Villa Serena, alla Veggioletta, restaurata con infinito amore da proprietari appassionati quanto degni di plauso e di sostegno, morale e materiale. Difficile, a così poca distanza dal centro storico, vedere un edificio monumentale così prestigioso e integro, con il vasto sviluppo delle scale bibienesche e la semplice partitura del prospetto, che vuole essere conquistato da uno sguardo consapevole e compiaciuto. Tutto intorno la bella architettura è circondata da terre e campagne che, soprattutto nel giardino posteriore, configurano uno specialissimo hortus conclusus, ideale per la solitaria meditazione. Sono certo che il colto e sensibile sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, che ben conosce questa villa e questo poetico quartiere della sua città, si sarà trovato talvolta a passeggiare in quello spazio intatto, compiacendosene. Non potrà quindi consentire che, per una leggerezza di tecnici, diversamente da lui, distratti o superficiali rispetto alla consapevolezza dell'importanza di tale pubblico bene, preservato per la virtù di privati, una incongrua bretella di tangenziale irrompa in questo spazio di rispetto, impedendo la visione della villa e disperdendo per sempre l'aura del luogo. La conoscenza della situazione, così distribuita presso tutte le autorità competenti con le mie insistenti segnalazioni, varrà a fermare il progetto distratto e scellerato, con la semplice avvertenza di far correre la bretella alle spalle della villa, senza perdere né utilità, né bellezza. L'ansia per una minaccia così insolente, il dolore per i non premiati sforzi del padre, agitano i sonni dell'animosa e amorosa proprietaria, Mariangela Lillo, che ha pensato a una tavola rotonda in difesa della villa, sabato 9 luglio, alle ore 17.00. Il sindaco di Piacenza non vorrà contrastare, con il buon senso, il rispetto di un edificio giudicato da Anna Maria Matteucci la più bella villa di Piacenza, ponendosi in contrasto con il Fai e Italia Nostra e costringendo il Ministero a intervenire per ribadire i principi della tutela, di cui egli è per primo convinto.

Così Mariangela potrà iniziare a riprendere, dopo tanti dubbi e amarezze, il suo sorriso tranquillo e compiaciuto, certa che ciò che a lei è chiaro non può non esserlo, in egual modo, a chi ha a cuore l'armonia della bella città di Piacenza, e non vuole rischiare di disperderla.

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