Silvia Kramar
da New York
Una serata coraggiosa, che farà storia. Lasciati da parte i kolossal e i miliardi investiti in pellicole ad alto contenuto di effetti speciali, grandi nomi e fantasia - da King Kong a The New World e a Munich - la piccola giuria dei Golden Globe lunedì sera ha voluto definire il 2005 come «l'anno del cinema gay».
Così a sette settimane dalla notte degli Oscar, gli 84 giornalisti stranieri iscritti alla Hollywood Foreign Press hanno regalato il premio più ambito della sessantatreesima edizione dei Golden Globe a Brokeback Mountain. Questo «western gay», come l'ha definito la moral majority americana che si era inutilmente lanciata in una assidua campagna negativa, è stato il primo film premiato in un terzetto di pellicole dedicate a vicende omosessuali.
Philip Seymour Hoffman, che interpreta il giovane Truman Capote negli anni in cui aveva scritto il suo capolavoro A sangue freddo, si è aggiudicato il Globe quale miglior attore drammatico; e la sua quasi omonima, Felicity Huffman, quello di miglior attrice drammatica in Transamerica, storia di un uomo che si sottopone a un'operazione per diventare donna mentre però scopre di aver messo al mondo, anni prima, un figlio. La Huffman ha alzato la statuetta che ha dedicato «agli uomini e alle donne che affrontano l'ostracismo, l'alienazione e una vita vissuta ai margini per diventare quello che sono».
Sia Transamerica che Brokeback Mountain erano considerati da settimane possibili candidati al Golden Globe, nonostante fossero pellicole difficili da digerire per il grande pubblico. Il primo è stato prodotto con una manciata di dollari e pochissimi attori da Harvey Weinstein; il secondo, ormai diventato un must see di intellettuali, giornalisti, studenti e liberal, aveva però incontrato la «grande furia» della provincia americana. La storia dell'amore nascosto di due giovani cowboy del Wyoming, interpretati da Heath Ledger e Jake Gyllenhall, rovescia il mito di un «Marlboro Man» tutto solitudine e testosterone e contemporaneamente apre con coraggio uno spiraglio sui segreti gay delle immense praterie americane. Finora i produttori hanno osato presentarlo solo in 683 sale americane; un cinema dell'Ohio si è rifiutato di proiettarlo (la nuova campagna pubblicitaria mostra, con una certa codardia, una foto dei due protagonisti con le rispettive mogli invece che insieme, da amanti).
Ma in attesa degli Oscar Brokeback Mountain, vincitore anche del Leone d'oro al Festival di Venezia, ha raccolto quattro Golden Globe: quale miglior pellicola drammatica, per il miglior regista (Ang Lee), per il miglior adattamento cinematografico (è stato tratto da una storia di Anne Proulx) e per la miglior colonna sonora (A love that will never grow old, di Diana Ossana). Accettando la statuetta, il regista Lee ha salutato il potere del cinema di cambiare il nostro modo di pensare: «Non si può costringere una regione o un mondo a uno stereotipo. Questa è una storia universale, ho voluto girare una storia d'amore».
Ma nessuno dei protagonisti si è portato a casa una statuetta: raramente un film che non si aggiudica il Globe per lattore protagonista riesce a vincere poi lOscar per la miglior pellicola. Comunque il 2005 potrebbe essere veramente un anno che farà storia: Brokeback Mountain potrebbe diventare il primo film a vincere il Leone D'oro, il Golden Globe e l'Oscar. Ci riuscirà davvero? Lunedì sera un altro film ha fatto concorrenza a Brokeback Mountain: a vincere la categoria di miglior film musicale dell'anno è stato Walk the line, la biografia di Johnny Cash che ha conquistato tre premi sommando alla statuetta di miglior pellicola anche quella per il protagonista, Joaquin Phoenix, e per la miglior attrice (Reese Witherspoon nei panni di June Carter, la sua compagna).
In una serata dedicata a film a low-budget e alto contenuto sociale, due thriller a sfondo politico hanno ricevuto una statuetta: George Clooney, pur non vincendo con Good night, and Good luck (comunque nella cinquina dei finalisti), ha portato a casa un Globe quale migliore attore non protagonista in Syriana; e Rachel Weisz quello di attrice non protagonista nel film The constant gardner.
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