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Vince la città che punta sulla gente

L’ultima prova di forza l’ha data il pubblico: settantamila persone sedute in tribuna, venerdì, allo Stade de France per il meeting della Golden League di atletica, ovvero la regina dei Giochi. Ogni spettatore vestito del colore del biglietto, seguendo la logica dei cinque colori della candidatura di Parigi all’Olimpiade 2012: rosso, giallo, nero, blu, verde. Solo lo stadio Olimpico di Berlino portò più gente ad un meeting di atletica. Ma negli anni Trenta. Questo è record, hanno annunciato gli organizzatori francesi gonfiando il petto, con la naturalezza consueta. Come dire: cosa volete di più per darci l’Olimpiade?
Vero, i Giochi delle candidature stanno diventando i Giochi della gente. Pechino ha fatto scuola. Parigi ha capito e si è messa in scia, Madrid pure, si sono sprecate le folle in piazza. Londra e New York hanno toccato altre corde. Mosca è rimasta Mosca. Da Blair a Chirac, è stato tutto un aggrapparsi alla passione della gente. Il gioco di squadra prima dei Giochi. Ed è questo, forse, l’unico merito del Cio nel suo quadriennale dilemma affaristico: l’aver spinto le concorrenti a cercare innanzitutto una partecipazione popolare intorno ad un supposto spirito olimpico, ancor prima di avere la designazione in mano. Una volta ottenuta, tutto è molto più facile, se non artefatto.
Le pagelle dei dossier dicono che Parigi e Londra, nell’ordine, sono davanti a tutti. New York era una bella scommessa, l’idea di ritrovare l’unità del mondo dove cominciò una tragedia, ma il progetto è stato troppo vago. Mosca ha lasciato perplessi. Madrid sta recuperando, ha dimostrato grandi capacità organizzative, però serve completezza non solo nelle strutture ma pure nelle tecnologie, nella capacità ricettiva, nello sviluppo dei trasporti e del traffico, nella sicurezza. I bookmakers, al pronti via, diedero Parigi favorita. E non sbagliarono. Negli ultimi sette anni la città ha organizzato grandi eventi sportivi (mondiali di calcio e d’atletica per tutti) lasciando la bocca buona. Londra è stata più sporadica e ha un problema nel traffico. A Parigi si parla la lingua dei Giochi, l’Olimpiade manca dal 1924 e, in occasione dell’ultima ricognizione Cio, Chirac ha messo tutta l’arte sua nel baciamano a Nawal El Moutawakel, presidentessa marocchina della Commissione.
Politica, strategie, alleanze e manovre di basso rango non mancheranno fino al voto. Ma se i Giochi saranno suoi avrà vinto Parigi, se saranno di altri avrà perso Parigi.

Eppoi vinto gli altri.

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