Ha vinto James Ellroy col suo Il sangue è randagio (Mondadori). È questo il romanzo che, a modesto parere della redazione cultura del Giornale, tutti dovrebbero leggere sotto lombrellone.
La scelta è stata aspra. Ci sono stati momenti di tensione. Episodi discutibili. Scontri neanche troppo sotterranei. Di fronte alla necessità di consigliare ai nostri lettori un solo titolo (per evitare interminabili liste e listoni) è venuta fuori la personalità indisponibile alla mediazione dei redattori e di alcuni collaboratori. Ognuno, infatti, era convinto che la propria decisione fosse almeno una spanna superiore a quella degli altri. Per arrivare alla soluzione, ed evitare di andare alle mani, abbiamo scelto di prendere a esempio un modello di democrazia: il Premio Strega. Da dodici candidati a cinque. Da cinque a uno: Ellroy, lautore che ha sdoganato la letteratura di genere ponendosi accanto ai classici. Il tutto è avvenuto attraverso regolari votazioni nella piena trasparenza, come accade ogni anno alla famosa kermesse organizzata dalla Fondazione Bellonci.
La sporca dozzina, quindi. Oltre a Ellroy, nella categoria noir, sottogenere «sbellicarsi dalle risate», correva lottimo Victor Gishler con Anche i poeti uccidono (Meridiano Zero). Una strampalata storia di omicidi ambientati in uno scalcagnato campus americano, protagonista un poeta in crisi con la penna ma in forma smagliante con la bottiglia. Ironia a piene mani sugli stereotipi del politicamente corretto e sullinconcludenza della cultura accademica. Lunica persona seria si rivelerà un vecchio killer in pensione. Applausi anche per Chester Himes, Cieco con la pistola (Bur): un uomo, un fondatore. Della cosiddetta blaxploitation: vicende in cui i protagonisti sono detective neri e maneschi alle prese con una Harlem dominata da papponi e cialtroni vari. Insolito, e quindi interessante, il figlioccio di Ellroy, quel Don Winslow che ambienta i suoi thriller nella San Diego dei surfisti. Lultimo è La pattuglia dellalba (Einaudi).
Tra i classici, hanno partecipato di diritto alla prima fase eliminatoria Visera (Adelphi) di Varlam Salamov, agghiacciante resoconto sulla nascita del sistema concentrazionario sovietico e testimonianza toccante di come resistere alla violenza del potere senza perdere la propria umanità. Dentro anche Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas nella nuova edizione Donzelli, che recupera dettagli perduti di una storia sulla vendetta scambiata troppo a lungo per robetta dappendice. Piace anche la silloge di racconti Il fuoco nel mare (Adelphi) di Leonardo Sciascia: dallapologo per ragazzi al ritratto della società civile del dopoguerra, lo scrittore siciliano in poche pagine cattura lo spirito, non sempre bello a vedersi, di un intero Paese. Non si poteva escludere Ennio Flaiano, con le Opere scelte (Adelphi), un condensato di ironia rarissimo in una società letteraria, la nostra, che scambia la seriosità per profondità.
Michele Mari, con Rosso Floyd (Einaudi), ha regalato il miglior libro sulla musica popolare mai scritto in Italia. Fantastica, in tutti i sensi, la ricostruzione del caso Syd Barrett, genio inghiottito dal suo talento e simbolo di quellimprovvisa solitudine che talvolta ci può colare a picco. Sarebbe stato un delitto non includerlo.
Visto che è tornato in classifica sulla scia del film, La strada di Cormac McCarthy è entrato tra i dodici finalisti, sia pure con qualche contestazione perché edito in realtà nel 2007. Ma non potevamo privarci di un romanzo così definitivo sullamore e la solidarietà tra padri e figli.
Dentro anche Edoardo Nesi con Storia della mia gente (Bompiani), descrizione non scontata della Prato invasa dallindustria tessile cinese. E dentro anche le memorie del grande designer Ettore Sottsass, Scritto di notte (Adelphi), ritratto di un secolo vissuto tra guerre incomprensibili per la truppa, arte alla ricerca della purezza, amori travolgenti e senili, e una carrellata di amici sopra le righe come Allen Ginsberg.
Selezionati i dodici candidati, ecco i primi problemi. Uno dei votanti ha fatto trovare in bacheca la cinquina dei finalisti stilata con giorni danticipo rispetto alla finale. Una grave, ancorché anonima e implicita, accusa contro la giuria, schiava di inconfessabili manovre redazionali. Ecco il pronostico: Ellroy, Salamov, McCarthy, Mari e Flaiano. Accuse inconsistenti. È infatti per puro caso che la cinquina di finalisti si rivelerà coincidente al cento per cento con quella affissa in corridoio poche settimane prima.
A questo punto, ogni votante si è affidato alla propria coscienza di lettore. Nessuna pressione. Sconcertante comunque il numero di telefonate misteriose cui rispondere lontano dalla scrivania, incastrati tra la macchina del caffè e quella delle merendine. A lungo, gli osservatori esterni hanno dato per vincitore quasi certo McCarthy, sul quale sembravano confluire le preferenze di molti giurati. Pare che anche il famoso polpo Paul dei Mondiali, davanti alle due copertine, abbia scelto quella de La strada. Nervi comunque tesi al momento dello spoglio, tra tartine irrancidite e spumante caldo. Presto infatti è andato delineandosi un testa a testa inatteso con James Ellroy. Il quale ha poi vinto per una manciata di voti.
Questa prima edizione dellantiStrega si conclude quindi con un omaggio allo scontroso scrittore americano che vi terrà inchiodati alla sdraio in virtù di un plot magistrale sorretto da uno stile martellante.
Vince Ellroy, è lui lo scrittore dellestate
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