VINCE LA FERRARI SBAGLIATA

Povera Ferrari. Ha vinto e sembra abbia perso. Ha dato a Schumi tutto per dominare e Schumi l’ha tradita. Felipe Massa esulta per il primo successo e il team gli si stringe attorno, ma sarebbe stata festa vera solo se kaiser Michael avesse rosicchiato altri punti ad Alonso. Così non è stato. Ne ha invece persi due. Povera Ferrari, se non altro pensava che sarebbe uscita dall’Istanbul Park con il fiore all’occhiello e l’immagine nuova del team che se ne frega degli ordini di scuderia, del team che rispetta lo sport, che non scende a compromessi con la classifica per qualche punto in più o in meno. Pensava che in mondovisione fosse stato apprezzato il gesto di non tenere Felipe Massa un giro in più in pista con la safety car: sarebbe bastato questo per invertire le posizioni fra lui e Schumi, per togliere il primo successo in carriera al giovane brasiliano e consegnarlo al teutonico in lotta per il titolo. Quattro punti in più per Michael e il fiato sul collo di Alonso.
Povera Ferrari, ha scelto di non farlo e ora è sotto accusa. «Siamo stati sportivi» sorride e in fondo si difende il direttore sportivo Stefano Domenicali, «non aveva senso fare una cosa simile, no, non esiste». Sorride un po’ meno monsieur Jean Todt, l’imputato principale per aver commesso il fatto a Zeltweg 2002, quando diede all’ultimo giro l’ordine di invertire le posizioni fra Barrichello primo e Schumi secondo, ed imputato principale per non aver commesso il fatto qui a Istanbul 2006. «Mi chiedete se ho rimpianti per non aver cambiato le posizioni, per non aver tenuto fuori Felipe che stava meritatamente in testa? Mi chiedete se ho rimpianti per non aver fatto ciò per cui mi avevate criticato a Zeltweg? No, non li ho.

Se l’avessi fatto, ora sarei qui, circondato e assalito da un numero cinque volte superiore di microfoni, da una muta di giornalisti che come cani affamati mi chiede conto. No, non ho rimpianti. Abbiamo imparato la lezione di Zeltweg». Povera Ferrari e povero Todt.

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