Vince Lagarde, prima donna a guidare l’Fmi

Protetto dagli scudi di oltre tremila agenti di polizia in tenuta anti-sommossa, il Parlamento greco ha cominciato ieri a discutere le misure aggiuntive di austerità, snodo essenziale per evitare il default. È un dibattito teso, reso ancor più delicato dai disordini scoppiati ad Atene nella prima delle due giornate di sciopero, con il solito corollario di arresti, feriti (21 tra le forze dell’ordine), lanci di bombe molotov, lacrimogeni e vetrine distrutte. Questo clima da guerriglia, alimentato da un centinaio di provocatori incappucciati, potrebbe proseguire fino a domani, quando intorno a mezzogiorno si saprà se il governo messo in piedi da George Papandreou con il rimpasto-lampo che ha affidato le chiavi dell’economia all’ex ministro della Difesa, Venizelos, è riuscito a scongiurare la catastrofe.
La maggioranza è appesa al filo di soli cinque voti, forse anche meno, e l’intera Unione può solo sperare in una sua tenuta fino al voto finale. Un esito positivo allontanerebbe lo spettro di una bancarotta capace di mettere a soqquadro la stabilità finanziaria dell’euro zona (e non solo), libererebbe l’ultima tranche da 12 miliardi del primo pacchetto di aiuti e consentirebbe all’Europa di concentrarsi sulla seconda ondata di finanziamenti (altri 110 miliardi) che fa leva anche sulla partecipazione volontaria dei creditori privati. La formula potrebbe essere quella suggerita dalla Francia, che ha però posto come condizione un rating di «no default» sui titoli ellenici.
E se invece le cose dovessero mettersi male? «Se l’Europa è in difficoltà l’aiuteremo. La Cina è disposta ad aiutare i Paesi a seconda delle loro necessità acquistando una certa quantità del loro debito», ha annunciato il premier cinese Wen Jiabao. Una mano tesa che il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha accolto con «molto favore». Il “soccorso giallo“ potrebbe d’altra parte essere l’ultima carta giocabile. «A coloro che speculano su altre opzioni, lasciatemi dire chiaramente: non esiste un piano B» per evitare la bancarotta greca, ha ribadito il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Alcune indiscrezioni raccolte a Bruxelles raccontano però un’altra storia. Quella di un lavoro sotto traccia dei tecnici per parare il colpo di un’eventuale bocciatura da parte del Parlamento ellenico della manovra da 28 miliardi (tasse e tagli alla spesa) che incorpora anche privatizzazioni per complessivi 50 miliardi. Il paracadute potrebbe avere la forma di un concambio tra bond greci e un’emissione di Eurobond, lanciata presumibilmente dal fondo salva Stati, che avrebbe un rating di tripla A e di conseguenza pagherebbe rendimenti molto bassi. Ma questo escamotage non è privo di ostacoli legali, a cominciare dal fatto che il trattato Ue non contempla questo tipo di operazione. Nei mesi scorsi l’idea degli Eurobond, sponsorizzata da Giulio Tremonti, non aveva oltretutto strappato molti consensi tra i governi.


L’affannosa ricerca di un’alternativa al “piano A“ verrebbe del resto accolta male dai mercati, che ieri hanno invece scommesso sul via libera del Parlamento greco alla manovra lacrime e sangue, con Borse in rialzo (Atene è salita del 2%, bene anche Milano che ha guadagnato lo 0,82%), euro risalito a 1,43 dollari e ridimensionamento degli spread sui bond (a 205 punti base quello tra Btp e bund tedesco). Il Tesoro ha inoltre piazzato Btp triennali per oltre 6 miliardi a tassi ancora in rialzo (al 3,68%) e Btp decennali per tre miliardi (al 4,94%).

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