Vai a scoprire le radici musicali di una che nasce in Congo e poi vive un po ovunque volteggiando dal Belgio a New York. «Ho un ramo in tutto il mondo - ribatte la leader delle Zap Mama Marie Daulne (nella foto con Vincent Cassel) - perché musicalmente è stupido essere nazionalisti, ogni Paese ha suoni speciali da scoprire». Per questo le Zap Mama metabolizzano e inventano uno stile che ingloba rnb, jazz, hip hop, blues, elettronica, pop e chi più ne ha più ne metta. «Zap come zapping - sottolinea la Daulne - ma non con lo spirito di quello televisivo; in tv si cambia per non vedere, noi cambiamo per rinnovarci sempre». E non è un modo di dire, visto che nel nuovo album Re-Creation le Zap Mama sono andate a pescare addirittura Parole parole dal repertorio di Mina, con la voce di Vincent Cassel al posto di quella di Alberto Lupo. «Sono cresciuta con la versione francese di Dalida e Alain Delon - dice la Daulne - e mi ha colpito il suo ritmo e la sua raffinatezza. E loriginale di Mina è meravigliosa. Per renderle omaggio e diversificarla dalloriginale io la eseguo in portoghese». E, come niente fosse, ha convinto Cassel a fare il cantante? «Siamo vecchi amici, da ragazzi inventavamo dei musical insieme ed è un ottimo ballerino, se volesse potrebbe essere una specie di Yves Montand. Lho chiamato, lho invitato in Brasile, a Rio, dove ci siamo divertiti e abbiamo inciso la canzone».
«Il canto è un mio vecchio pallino - rivela Cassel - infatti nel cd duetto con Marie anche in Non non non ma non voglio rubare il posto a nessuno. Amo il jazz, il blues e mi emozionano le ballate: questa di Mina ha unatmosfera che rapisce». Cassel, Marie Daulne e le sue ragazze (un tempo gruppo a cappella, ora accompagnato da una solida band, in concerto sabato prossimo a Trieste per lunico show italiano) non si spiegano il lungo «buen retiro» di Mina. «Daccordo che per lei parlano i suoi successi - prosegue la Daulne - ma con quella voce sarebbe bello vederla in concerto. Posso capirla, la bellezza conta molto, soprattutto in Italia, magari vuol lasciare unimmagine estetica giovanile, come ha fatto Brigitte Bardot, ma come cantante è insuperabile. Io sono fiera della mia femminilità, ma non voglio che interferisca nel mio rapporto col pubblico».
Ovvero conta la musica, le canzoni che, soprattutto nel nuovo cd, coniugano un pizzico di commercialità con la ricerca di una cifra stilistica globale. «Quando sono in America mi sento europea e viceversa; in me ci sono tante persone e tante artiste, ma la mia anima è africana. Se non hai mai avuto barriere nella vita non le avrai neppure nella musica. Così le canzoni diventano cocktail. Per fare un buon cocktail non basta buttare tutti gli ingredienti in un bicchiere, bisogna trovare le giuste dosi.
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