Vincenty Matuszewski e Jozef Kurzawa

Si tratta di due sacerdoti polacchi facenti parte del gruppo dei centootto martiri beatificati nel 1999 da Giovanni Paolo II e ricompresi sotto il nome del capolista, Anton Julian Nowowiejski, l’anziano vescovo di Plock che morì a Dachau. Vincenty Matuszewski era il parroco di Osieciny, in diocesi di Wloclawek, e Jozef Kurzawa era il suo vice. Il primo aveva settantun anni, il secondo solo trenta. Furono entrambi arrestati dalla Gestapo nel 1940, portati nei pressi del villaggio di Witowo e qui assassinati in data imprecisata. Jozef Kurzawa era sacerdote da meno di quattro anni. Dei misfatti del nazismo sappiamo ormai tutto e si continua a parlare di esso come di una «barbarie». Ma il termine è assolutamente improprio e, per giunta, fuorviante. Infatti, la dittatura hitleriana era fin troppo «civile» e tecnologicamente all’avanguardia. Ma il laicismo contemporaneo non può ammettere che le maggiori ecatombe della storia siano state opera di regimi ultramoderni che mettevano in pratica le idee più «avanzate» del loro tempo. Sterminare intere categorie, ceti, classi, razze e religioni perché la loro esistenza contrasta con la costruzione del mondo nuovo è un’ideologia nata col giacobinismo e portata avanti, in un crescendo apocalittico, fino al parossismo del XX secolo. Il nazismo fu solo uno dei frutti.

Gli altri ancora aspettano aperture di archivi e macabre contabilità. Ma per essi non ci saranno rese dei conti, perché solo il nazismo ebbe contro una coalizione mondiale che lo distrusse a mano armata. E solo per esso vale la damnatio memoriae.

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