Vincenzo Bossilkov

Figlio di contadini cattolici, nacque nel 1900 a Belene, in Bulgaria. Studiò in seminario dai passionisti, che lo mandarono a proseguire in Belgio e poi in Olanda. Nel 1919 si fece passionista a Diepenbeck, in Belgio, col nome di Eugenio. Tornato in patria, fu ordinato sacerdote nel 1926 e mandato a Roma a conseguire il dottorato. Nel 1933 rientrò e l’anno dopo fu parroco a Bardanski-Gheran. Qui iniziò una notevole attività che lo portò anche in consiglio comunale. Riuscì anche nel non facile compito di tenere buoni rapporti con gli ortodossi. Stimato per le sue eloquenza e cultura (parlava tredici lingue), nel 1938 fu richiesto di pronunciare il discorso ufficiale per il 250° anniversario della rivolta dei cattolici di Ciprovets contro i turchi. Nel 1940 fu la guerra e la Bulgaria si schierò con l’Asse: Bossilkov si diede da fare per salvare quanti più ebrei potesse. Ma nel 1944 arrivarono i sovietici e misero al potere i comunisti, i quali instaurarono il terrore. Nel 1946 morì il vescovo di Nicopoli e il pesante fardello ricadde sulle spalle del Bossilkov. Nel 1948 i comunisti chiusero le scuole cattoliche e iniziarono una sistematica persecuzione religiosa. Pur pedinato, il vescovo riuscì a far visita a Pio XII, poi tornò per affrontare il regime.

Il quale si adoperava per staccare i cattolici da Roma e farne una setta, di stretta obbedienza governativa, di cui fu offerta la direzione a Bossilkov. Al rifiuto, fu incarcerato e sottoposto a sevizie d’ogni tipo. Seguirono il solito processo per tradimento e la fucilazione nel 1952. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
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