Gianandrea Zagato
«Albertini? È un amministratore onesto». Pausa. «Gabriele Albertini è un amministratore onesto, corretto e...». Il terzo aggettivo resta sospeso nellaria. Chiaro a tutti che allappello manca «capace» ma, evidentemente, Bruno Ferrante non può spingersi oltre. Altrimenti, osservano quelli del suo staff, come «può rappresentare la discontinuità?». Lo stesso interrogativo che si pongono i cronisti uniti dal comune denominatore di presenziare alle riflessioni post-primarie del candidato sindaco dellUnione.
Opinioni espresse nella sede del suo comitato elettorale al civico 25 di via Turati, dove lex prefetto dà unimmagine un po smosciata della vittoriosa macchina da guerra del centrosinistra. Esagerazione? No, fotografia della realtà, con il solito piagnisteo in stile prefettizio della Milano che, secondo lui, «è mancata allappello in questi anni»: «Albertini è un amministratore onesto, corretto ma dobbiamo valorizzare tutte le risorse nel mondo delle professioni, delluniversità, della ricerca e della cultura che vogliono il cambiamento». Come dire: «Milano devessere una città aperta. Senza barriere, che punti soprattutto allo sviluppo delle sue potenzialità e coinvolga le grandi risorse che possiede per fare maggiore sviluppo, per rendere la città più competitiva perché noi, vogliamo fare». Dichiarazione dintenti che lex prefetto completa con una garanzia: «Partiamo prima dalla lista poi penseremo alla squadra. È importante avere le idee chiare sia sugli assessori che sullo sfaff del sindaco. Ed io ho le idee chiare». Risparmiamo di illuminarvi con «le idee chiare» di Ferrante pronto, così dice, «a far scendere in campo una lista anche al di là dei partiti, nomi rappresentativi della società civile ambrosiana»: specchietto delle allodole, si comprende, per agguantare i voti del mondo cattolico e di quello riformista.
Sogno ad occhi aperti dellaspirante sindaco dellUnione che, venti minuti dopo aver tessuto le lodi alla gestione del sindaco Gabriele Albertini, mette nel mirino la Milano governata da Letizia Moratti, «come sindaco non può ritenersi un segno di discontinuità rispetto al passato», e, avverte, «sono pronto in qualsiasi momento al confronto con lei: dialogo con chi rispetto e farà una campagna autoreferenziale con limmagine di una città chiusa, dopo che il governo Berlusconi di cui lei fa parte non ha mandato risorse per Milano». Spottino con tanto elenchino dove spicca la nuova Fiera di Rho e le infrastrutture «costruite in ritardo».
Vabbè che siamo in campagna elettorale ma come si può dimenticare un dettaglio: il vice commissario al traffico con delega alla Provincia, cioè colui che doveva spingere per realizzare strade e svincoli, era lui, sì proprio lex prefetto.
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