«Esiste un limite di morti che possano definirsi accettabili? La narrativa poliziesca ha forse la capacità di esorcizzare la barbarie della nostra società fino a renderla accettabile?». Lo scrittore francese Pierre Lemaitre continua a porre a se stesso e ai suoi lettori questa enigmatica domanda quando qualcuno accenna al fatto che i suoi romanzi sarebbero troppo violenti e presenterebbero una dose di sangue molto abbondante. Lui, daltro canto, ha sempre dichiarato di dovere molto a narratori come James Ellroy, Breat Easton Ellis, Emile Gaboriau e William McIlvanney che certo non risparmiano ai lettori il racconto brutale della violenza. In Francia Lemaitre è considerato un astro nascente e, se il suo primo romanzo Le travail soigné si è guadagnato nel 2006 il prestigioso Prix du Festival de Cognac, i sucessivi Robe de marié e Cadres noir hanno confermato la sua abilità nel confezionare storie ad alto tasso di drammaticità sia che si parli di hostage thriller sia che si tratti di criminal story al femminile. E mentre il suo feuilleton Le Grands Moyens è per ora disponibile solo su i-phone, i lettori italiani stanno intanto scoprendo la forza adrenalinica della narrazione di Pierre Lemaitre grazie al suo quarto romanzo intitolato Alex (Mondadori).
Alex inizia come una storia di rapimento, prosegue come un thriller, continua come un revenge noir e si conclude con le cadenze di un legal thriller. Protagonista della storia è la bella, poco appariscente, malinconica Alex. Una donna che sa di poter incuriosire coloro che la guardano sia se è vestita in maniera trasandata, sia se si trucca al punto giusto e indossa qualche colorata parrucca. E proprio mentre Alex sta ultimando il suo shopping la vediamo tallonata da un tipo misterioso che, prima la pesta, e poi la rapisce caricandola su un furgone bianco. La rinchiuderà, nuda, in una gabbia di legno, appesa al soffitto in un magazzino abbandonato, dove il suo unico scopo è di «vederla morire». Ma il «povero» Jean-Pierre Trarieux non sa che la sua vittima sarà capace di trasformarsi in una ben più letale carnefice, sopravvivendo non solo alla gabbia e ai topi che vorrebbero divorarla e lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue. Alex lo ha fatto altre volte e non se ne è mai pentita. Quante sono le persone che ha ucciso, prima colpendole alla testa e poi costringendole a trangugiare bottiglie di acido solforico: sei, sette o di più?.
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