Piera Anna Franini
da Milano
Violeta Urmana, forte e fiera come vuole lanimo lituano, è nata mezzosoprano, ma appena ha potuto, ha tagliato la corda e sè fatta soprano. Senza batter ciglio, nel solo 2006 ha messo in fila ben quattro debutti di ruolo: Norma, Elisabetta, Gioconda e poi Aida. Che affronta per la prima volta il 7 dicembre per linaugurazione della stagione del Teatro alla Scala. Sappiamo che la riavremo a Milano per Macbeth, in coppia con il marito, il tenore Alfredo Nigro conosciuto durante lallestimento dellIphigénie en Aulide.
Quanto a Aida, la Urmana ci spiega che si tratta di un semi debutto, ha già vestito i panni della schiava etiope nel novembre 2005, diretta da Gatti, a Vienna. Si trattava però di estratti dal terzo atto. A ben guardare, il primo incontro con questopera di Verdi risale al 2000, al Concertgebouw di Amsterdam, in piena epoca Chailly. Lì, la Urmana incarnò Amneris sebbene in camerino, per sé, cantasse Aida.
Finalmente il sogno si realizza. Sarà Aida...
«Sì, anche se debuttare in questo ruolo proprio alla Scala comporta dei rischi. Non faccio che pensarci, notte e giorno».
Che Aida proporrà?
«Una donna dalla personalità sfaccettata, divisa fra lamore per Radamés e quello per la patria, schiava ma con la consapevolezza di essere una principessa».
Qual è la qualità umana che più apprezza del suo personaggio?
«La dolcezza, Verdi le dedica una musica da sogno».
Un aspetto che parrebbe a Lei particolarmente congeniale...
«Mi ritengo una persona molto dolce (e si rivolge al marito), questo fino a quando non mi pestano i piedi. So anche tirar fuori le unghie, dopotutto il mio segno zodiacale è il leone. Poi credo che i ruoli da mezzosoprano, quindi di donne temperamentose, abbiano contribuito a cambiare il mio carattere. La vulnerabilità poco si concilia con questo mestiere».
Quindi con un mondo che non è proprio un Eden. Cosa detesta del suo ambiente?
«Certo spirito di concorrenza, credo che ognuno possa trovare il suo spazio. Eppure le invidie, larroganza e il desiderio di porsi al centro dellattenzione sono allordine del giorno. Veramente non tollero certa mediocrità, anche musicale. Gradirei maggior serietà».
Linvidia fino a dove si può spingere?
«Un anno e mezzo fa, durante un concerto in un teatro dove non metterò mai più piede, sciolsero del detersivo nel mio bicchiere. In una pausa tra un pezzo e laltro bevvi un sorso di quellacqua, poi maccorsi che poco più in là cera un barattolo di detersivo. Non ho mai creduto a un incidente».
Sta vivendo il suo momento di massimo splendore. Avrebbe le carte in regole per atteggiarsi a diva...
«Il nostro è un mestiere così impegnativo che non è il caso di disperdere energie attribuendosi etichette che poi devi coltivare».
Franco Zeffirelli sostiene che lei sia unAida troppo imponente. Cosa risponde?
«Daccordo, non sono una piuma, ma spero di poter trovare questa giovinezza e leggerezza danimo. Non dico che il grasso canti, ma neppure quei soprani con il fisico da modella e la vocina... che è poi il problema dei cantanti di oggi».
Poteva essere la Ségolène della Lituania.
«Avverto di essere conosciuta e amata, mi accolgono sempre con grande affetto».
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