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Virginia, il killer studente sudcoreano di 23 anni La lettera: "Colpa vostra se l'ho fatto"

Identificato l'autore della strage: Cho Seung-Hui, 23 anni. Prima vittima la fidanzata. Ripreso tutto con i telefonini. Columbine e i precedenti. Le foto del massacro. Il video. Le foto della veglia di preghiera. Uno studente italiano: così ha ucciso i miei amici

Virginia, il killer studente sudcoreano di 23 anni 
La lettera: "Colpa vostra se l'ho fatto"

Blacksburg - L'autore della strage di ieri nel campus Virginia Tech di Blacksburg è Cho Seung-Hui, 23 ani, nato in Corea del Sud. A riferirlo è stato il preside dell'ateneo Charles Steger alla televisione Abc. Tutte le notizie sono state confermate da una conferenza stampa della polizia. Il killer è stato trovato morto nel campus e la polizia ritiene che si sia ucciso sparandosi un colpo di pistola al volto che lo ha completamente sfigurato. Il giovane è stato identificato grazie alle impronte digitali trovate sulle armi e confrontate con quelle del suo permesso di soggiorno. La polizia ha stabilito che Cho è entrato in una delle stanze del dormitorio dove anche lui alloggiava e ha sparato sulle sue prime due vittime: inzialmente sulla sua fidanzata, quindi su un compagno. Poi è rientrato in camera, ha caricato di nuovo le due pistole che aveva con sé ed è uscito verso la Norris Hall dove ha ucciso trenta persone. Il suo cadavere è stato trovato in una delle classi tra i corpi delle sue vittime. Accanto sono state le due armi usate nella strage: una 9 mm e una 22 mm.Gli agenti hanno ritrovato nello zainetto che il giovane aveva sulle spalle le ricevute della pistola Glock da 9 millimetri comperata in marzo. La stessa arma è stata usata sia nella prima sia nella seconda sparatoria. La polizia ha aggiunto che non vi sono elementi per sospettare che il killer avesse un complice.

Responsabilità La polizia e le autorità universitarie della Virginia sono sotto pressione. Devono spiegare come è stato possibile che ieri un uomo armato sia riuscito a sfuggire all'arresto dopo aver ucciso due persone e poi, due ore più tardi, massacrarne altre 30 prima di togliersi la vita, in quella che è stata la più grave sparatoria in America. La polizia dice che l'omicida avrebbe usato delle catene per bloccare le porte e impedire alla vittime di fuggire dall'edificio. Quindici persone sono rimaste ferite: non solo studenti colpiti da proiettili, ma anche quelli che si sono gettati fuori dalle finestre nel disperato tentativo di sfuggire agli spari. Molti studenti hanno protestato per non essere stati avvertiti del pericolo fino a oltre due ore dopo il primo attacco contro un dormitorio, e poi soltanto con una e-mail dell'università.

Notizie confuse "Sapevamo che c'era una sparatoria ma pensavamo che fosse confinata in una certa zona", ha detto ai giornalisti il presidente dell'Università, Charles Steger, spiegando l'assenza di più urgenti misure come l'evacuazione delle aree circostanti o la chiusura di tutto il campus. Sebbene abbia parlato subito di un solo uomo armato, la polizia successivamente non ha confermato che le due sparatorie fossero collegate, e ha spiegato che per il primo episodio, l'uccisione di uno studente e di una studentessa, era ricercato un uomo. Alla domanda se la polizia ha inizialmente indagato sulla persona sbagliata, il capo della polizia nel campus, Wendell Flinchum, si è rifiutato di rispondere. "Non sto dicendo che c'è un uomo armato in fuga", si è limitato a dire. La prima sparatoria è stata registrata dalla polizia del campus alle 7.15 (le 13.15 in Italia) nella West Ambler Johnston Hall, un dormitorio che ospita circa 900 studenti. Due ore più tardi, c'è stata una sparatoria più vasta a circa mezzo miglio, nella Norris Hall, dove ha sede la scuola di scienza e ingegneria. I testimoni dicono che il killer senza dire una parola è andato da una classe all'altra e ha sparato contro studenti e professori.

Come Columbine Le immagini tv di studenti terrorizzati e di poliziotti che trascinano le vittime insanguinate fuori dall'edificio hanno riportato alla memoria il massacro del liceo di Columbine, nel 1999, e probabilmente riaccenderanno il dibattito sulle leggi che negli Usa regolano il possesso delle armi. Negli Stati Uniti sono oltre 30mila ogni anno le persone che muoiono per ferite d'arma da fuoco, e il numero di armi in mano ai privati è più alto che in qualsiasi altro paese. Ma una potente lobby delle armi e il sostegno al diritti di detenere armi ha fin qui sempre stroncato i tentativi di imporre regole più severe. I sostenitori del diritto di possedere armi considerano il massacro di ieri come una prova della necessità di alleggerire i controlli, piuttosto che di varare leggi più restrittive. "Tutte le sparatorie nelle scuole sono terminate bruscamente negli ultimi 10 anni perché un cittadino rispettoso delle leggi - una potenziale vittima - aveva un'arma", dice Larry Pratt, direttore esecutivo di Gun Owners of America. "L'ultima sparatoria al Politecnico della Virginia richiede di abrogare immediatamente la legge sulle zone libere dalle armi, che lascia le scuole della nazione alla mercé dei pazzi".

La lettera del killer: "Colpa vostra se l'ho fatto" "Colpa vostra se l'ho fatto". Questa una delle inquietanti frasi contenute nella lettera testamento lasciata in un dormitorio del politecnico da Cho Seung-Hui. Della lettera, che si compone di numerose pagine e che sarebbe stata scritta in uno stato confusionale (i verbi sono in principio coniugati al presente, poi sono al passato) sono stati diffusi alcuni stralci. Ne ha parlato per prima l'emittente americana Abc News. Il killer, figlio di una famiglia di immigrati sudcoreani, arrivato negli Stati Uniti a otto anni, per vivere nei sobborghi di Detroit, si lancia in una tirata con «i ragazzi ricchi», contro la loro «dissolutezza», li definisce «ciarlatani capaci soltanto ad ingannare».

Il Papa: "rattristato" Una "tragedia senza senso". Benedetto XVI ha definito così la strage di ieri al campus di Virginia Tech. "Profodamente rattristato", il Pontefice ha chiesto al cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato, di "trasmettere l'assicurazione delle sue preghiere per le vittime, i familiari e per l'intera comunità dell'istituto".

E si è rivolto al Signore affinché, conclude il messaggio, «consoli tutti coloro che sono in lutto e garantisca loro quella forza spirituale che trionfa sulla violenza col potere del perdono, della speranza e della riconciliazione".

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