Enza Cusmai
da Milano
La Ue ci ripensa. E dopo la Turchia, blocca le importazioni di pollame e altri prodotti avicoli anche dalla Romania. Per almeno sei mesi, poi si vedrà.
La Commissione Ue è stata costretta a un’imbarazzante retromarcia nel giro di poche ore. L’altro ieri gli esperti inglesi avevavo escluso che il virus della peste dei polli fosse presente in Romania: le analisi delle anatre morte lo confermavano. Nella notte, il ripensamento. Altri esami sul terreno romeno e su altri volatili hanno confermato la presenza del virus H5 anche se non è ancora chiaro se sia del ceppo più virulento. Ma la prudenza è d’obbligo. E così, ieri, la Commissione Europea, ha formalmente adottato le misure restrittive nei confronti della Romania dopo la scoperta della presenza del virus dell’influenza aviaria.
Dalle decisioni alle raccomandazioni. La commissione Ue invita anche alla vaccinazione di massa per l’influenza di stagione. «Tanto più alto il numero, tanto meglio», ha dichiarato il commissario alla Salute Markos Kyprianou. Uno dei timori degli esperti europei è l’ipotesi (estrema) di una combinazione del virus avicolo con quello della normale influenza, un mix pericolosissimo. «Per questo le vaccinazioni», ha affermato Kyprianou, costituiscono «un importante passo per la prevenzione della pandemia. Non vogliamo seminare il panico, ci muoviamo su basi scientifiche e ricordo che gli Stati membri hanno già approntato piani di emergenza».
Dall’Organizzazione mondiale della Sanità, però, arrivano segnali meno emotivi. «Non siamo all’inizio di una pandemia umana - ha precisato il direttore Salute-Ambiente dell’Oms per l’Europa, Roberto Bertollini, - e il fatto che il virus H5N1 sia arrivato alle porte dell’Europa non comporta cambiamenti di strategia». In altri termini, ha spiegato Bertollini, l’infezione «continua ad essere esclusivamente animale, con rari casi di contagio per contatto diretto tra animale infetto ed uomo».
Ma nei luoghi in cui l’H5N1 ha colpito da vicino si è scatenato il panico. In Romania, nel piccolo villaggio del delta del Danubio dove è stato individuato ieri mattina il virus dell’influenza aviaria, si sono formate lunghe code per la vaccinazione. Allineate con buia rassegnazione proprio quelle persone che solo due giorni fa si erano barricate nelle case assieme al pollame per impedire ai veterinari di distruggerlo.
Ceamurlia de Jos è il punto zero della zona di tre chilometri di quarantena imposta dalle autorità romene. Nessuno entra o esce dal villaggio, mentre quindici squadre di veterinari e poliziotti hanno il compito di dare alle fiamme a ritmo serrato i quasi 10mila volatili rimasti ancora nei cortili. Secondo quanto ha fatto sapere il ministro romeno dell’Agricoltura, Gheorghe Flutur, solo tre settimane dopo che l’ultimo pollo del villaggio sarà stato abbattuto la zona potrà essere dichiarata sicura. E questo solo nel caso nessuno degli abitanti abbia manifestato sintomi collegati all’influenza aviaria. «Fortunatamente gli abitanti stanno bene e non abbiamo indizi che il virus dei polli abbia in qualsiasi modo colpito la popolazione della zona», ha assicurato il responsabile romeno. Per un raggio di dieci chilometri attorno a Ceamurlia de Jos le autorità hanno creato una zona di sorveglianza, con misure di sicurezza molto severe. Altissimo il livello di guardia anche alle dogane nel Sud e nell’Est della Romania al confine con Bulgaria, Ucraina e Moldova. E gli effetti economici della crisi aviaria si è fatta sentire pesantemente nel Paese dove la domanda di pollame si è dimezzata mentre quella di uova è diminuita del 70 per cento.
Anche in Turchia è mobilitazione generale dopo che ieri la Ue ha confermato la presenza del Paese del micidiale virus H5N1. «Non ci sono ragioni per farsi prendere dal panico. La zona infetta è stata isolata e il focolaio epidemico è sotto controllo» dice il responsabile dei servizi di sanità di base, Turan Nuzgan. Ma il rischio pandemia dilaga.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.