Coronavirus

Virus, studio choc sui decessi: "C'è il 70% dei morti in più"

A marzo 17mila morti contro i 10mila dichiarati. "Se l'epidemia si espande in tutta Italia conseguenze catastrofiche

Virus, studio choc sui decessi: "C'è il 70% dei morti in più"

Che del virus sappiamo ancora troppo poco è ormai cosa nota. Non sappiamo quanti italiano sono (davvero) infetti. Non abbiamo ancora idea di come sconfiggerlo, sulle cure si va a tentativi. Non abbiamo mai trovato il "paziente 0" che ha portato con sé dalla Cina il contagio. Ma soprattutto, non abbiamo idea di quanto abbia davvero ucciso.

Paradossalmente, il dato sulla mortalità risulta falsato da due fattori. Il primo, è che probabilmente in Italia (ma non solo) esiste una massa di asintomatici che non rientrano nelle statistiche e che dunque rendono più alto il tasso di letalità del Sars-Cov-2. Ad oggi sappiamo che uccide circa 13 persone ogni 100 contagiati. Ma se considerassimo nella statistica anche gli infetti mai sottoposti a tampone, è probabile che il dato risulterebbe molto più basso. L'altro fattore distorsivo è dovuto alla sottostima dei decessi "con" o "per" coronavirus. Soprattutto nelle prime fasi dell'epidemia, infatti, decine di anziani, se non centinaia, sarebbero morte senza che nessuno ne verificasse l'infezione.

Il primo a ipotizzarlo è stato il sindaco di Nembro, uno dei paesi più colpiti della Bergamasca. "Il numero vero di morti è almeno 4 volte quello ufficiale", scriveva Claudio Cencelli. Mediamente il piccolo Comune registrava ogni anno nel primo trimestre circa 35 decessi. Quest'anno gli uffici comunali ne hanno registrati 158, cioè 123 più della media. Quelli certificati Covid, a quel tempo, erano solo 31.

L'analisi di Cencelli è stata poi ampliata dall'Istat su un numero più consiste di Comuni e la musica è più o meno la stessa. In alcune realtà è stato registrato un incremento anche del 2.600 per cento. Un'ecatombe. Ora a realizzare un'analisi ancor più aggiornata, sempre basandosi sui dati Istat, è l'ufficio studi di Fratelli d'Italia, che ha studiato i dati dell'ente statistico confrontandoli con quelli diramati dalla Protezione Civile. "A marzo il dato di mortalità che risulta dai dati Istat è del 70% più alto di quello ufficiale della Protezione Civile: 17.000 morti contro i 10.000 dichiarati", spiega il senatore di Giovambattista Fazzolari. "La differenza tra dati tende a ridursi col passare del tempo, risultando praticamente allineata alla fine di marzo. Questo è dipeso probabilmente dal maggiore uso dei tamponi".

Analizzando il confronto tra il numero di morti del mese di marzo negli anni 2018 e 2019 col numero di morti nello stesso mese del 2020, emerge che i circa 17.000 morti dello scorso mese incrementato la mortalità di circa il 32% su base nazionale. Ovviamente, come è ormai noto, la diffusione del morbo si è concentrata in determinate regioni. "Se l'epidemia registrata a marzo 2020 nelle province più colpite si diffondesse in tutta Italia avremmo conseguenze catastrofiche", afferma Fazzolari. Il 78% dell'aumento di mortalità a livello nazionale a marzo, infatti, riguarda soprattutto nelle 20 province pù colpite dal coronavirus. Dieci di queste sono in registra un incremento della mortalità del 432%, Cremona del 294%, Lodi del 289%, Piacenza del 221%, Brescia del 189% e Parma del 178%.

Fratelli d'Italia ha poi studiato il contagio anche per realizzare un'analisi politica sulla fase 2 lanciata dal premier Conte pochi giorni fa. Se, come emerge dai dati, il Covid-19 risulta letale per chi ha dai 60-69 anni anni, molto letale per gli over 70 mentre ha effetti trascurabili per chi ha meno di 60 anni, "non sembra sensato chiudere le attivita' produttive e bloccare l'intera Nazione".

"La soluzione più ragionevole - conclude Fazzolari - è la tutela dei piu' anziani e misure precauzionali per gli over 60, riaprendo il prima possibile tutte le attività produttive e commerciali".

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