I romani amano larte, almeno durante la Notte Bianca. Così oltre a passeggiare, assistere a concerti e affollare piazze, si mettono in fila davanti ai musei e ai palazzi storici che per una volta aprono le porte e schiudono i loro segreti. Secondo i dati comunicati dal Campidoglio, circa 100mila persone tra le 20 e le 24 di sabato hanno rinunciato a guardare Italia-Francia e hanno preferito visitare un museo statale, circa 25mila si sono recate in quelli comunali. Le code agli ingressi, in realtà, erano piuttosto brevi, ma permanenti. Non solo Palazzo delle Esposizioni, dunque, che con la sua attesa riapertura ha attirato 20mila visitatori, ma anche il Museo di Roma, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, e altri. Ci vogliono circa venti minuti per entrare ai Mercati di Traiano e ammirare le sculture in marmo, bronzo e granito nero del giapponese Kan Yasuda. Per entrare allArchivio di Stato ne bastano una decina. Per la visita serve la prenotazione, ma alluna si decide di concedere allottantina di volenterosi in attesa un breve tour della Biblioteca Alessandrina, dove una guida fornisce rapidamente due o tre dettagli sulle decorazioni della sala e poi invita gli ospiti a «defluire» perché non hanno «diritto ad altro». Il Museo Napoleonico a mezzanotte e un quarto è quasi deserto, ma una hostess spiega che «ora lo vedete così, ma fino a unora fa era tutto pieno». In compenso, alla mostra di Valentino allAra Pacis alle 21.30 ci sono già un centinaio di persone in coda, e il ritmo verrà mantenuto fino a notte fonda.
La cultura sembra riscuotere successo anche lontano dai palazzi storici del centro: le biblioteche comunali rimaste aperte in altre zone hanno avuto un incremento di visitatori del 23 per cento rispetto allo scorsa Notte Bianca. In realtà, a Villa Mercede, San Lorenzo, la sala che ospita la proiezione de La Sconosciuta di Tornatore è piena ma piccola, mentre nel cortile una decina di mamme con bambini si dedicano ai giochi da tavola.
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