Il ritorno a Genova, dopo un mese bellissimo a Carloforte, che di Genova è contemporaneamente unabbreviazione e un accrescitivo, come vi racconterò nei prossimi giorni, è struggente. La vista del tramonto dal ponte del traghetto è qualcosa che entra nel cuore, qualcosa capace di far sembrare anche il Matitone e la Sopraelevata due capolavori architettonici, degni di essere tutelati dallUnesco come patrimonio dellumanità. Insomma, si è capito, ero in crisi di astinenza dalla nostra città.
Sensazione forte, totalizzante, bellissima. Come lo è la nostra città, assoluta e straniante. Nella bellezza, come nella miseria. E, se la bellezza ce labbiamo tutti i giorni davanti agli occhi e Genova non ce la fa mai mancare, anche di miserie riusciamo ad essere sempre ben forniti. Penso, ovviamente, a coloro che sciupano energie nel parlar male degli altri anzichè mettere tutte le loro forze per andar bene loro. Ma penso anche a certe scelte surreali, che portano chi ci incontra fuori da Genova a chiedersi con che logica è amministrata la nostra città.
Mi riferisco, in particolare, in questo caso, alle celebrazioni per il decennale del G8. Passi il giusto sdegno nei confronti di chi ha disonorato la propria divisa e che va giustamente punito; passi lindignazione per le violenze della Diaz e di Bolzaneto, scandalose in uno Stato di diritto e civile.
Ma vogliamo parlare di quello che è stato completamente rimosso? Vogliamo ricordare che, oltre alla Diaz, a Bolzaneto e al sangue nellocchio del ragazzo di Ostia, cè stata una città saccheggiata e devastata, presa in ostaggio da bande di violenti, con la complicità di alcune parti dei manifestanti sedicenti «buoni», del ventre molle del movimento? Vogliamo ricordare che ci sono stati anziani, bambini, donne e lavoratori prese in ostaggio da violenti? Vogliamo parlare dei commercianti di Sampierdarena e del centro che, anche questanno, a distanza di un decennio, sono stati ostaggio di un corteo, fortunatamente pacifico, grazie anche alla responsabilità delle forze dellordine?
Ecco, fuori Genova, lavventore del bar, il bagnante sulla spiaggia, il turista per caso, la persona di medio buonsenso, si chiedono questo. Si chiedono come sia possibile che ci sia una città che ricorda e quasi festeggia il suo sacco. (...)
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