«Vistosi, 400 anni di storia I nostri vetri un'eccellenza»

Da Mogliano Veneto il meglio di design e architettura italiana. Il dg: «Il segreto? Noi, industria artigianale»

Nomi come quelli di Gae Aulenti, Vico Magistretti, Ettore Sottsass, Michele De Lucchi, Marco Zanuso, Angelo Mangiarotti ed Eleonore Peduzzi Riva bastano da soli a indicare il livello al quale lavora la vetreria Vistosi di Mogliano Veneto, guidata da Matteo Moretti, 42 anni: il meglio dell'architettura e del design italiano per produrre vetri d'arredamento e d'illuminazione di qualità eccellente, che vengono venduti in tutto il mondo. Chiediamo a Matteo Moretti, direttore generale: la vostra azienda è erede di oltre 400 anni di storia. Come vive la responsabilità di tanto passato? «Nel 1989 risponde l'imprenditore - la mia famiglia ha acquistato il marchio Vistosi. L'azienda era stata fondata nel 1946 con una tradizione ininterrotta di padre in figlio dal 1585. Sento molto la responsabilità del lavoro e delle fatiche di tante persone che hanno contribuito e continuano a contribuire al successo dell'azienda».

Quanto conta essere veneziani (o veneti) nel vostro settore?

«Molto, perché senza una tradizione così radicata, senza esperienze e maestrie così raffinate, poco o nulla sarebbe stato possibile. Io e i miei predecessori abbiamo avuto il compito di perpetuare la missione dei fondatori: ricercare i limiti di questa incantevole materia, il vetro di Murano, unendo da un lato gli stimoli delle idee delle menti creative dei designer e dall'altro le opportunità offerte dalle nuove tecnologie».

La famiglia Moretti vanta dunque una propria tradizione nel campo vetrario.

«Mio padre Giancarlo, muranese doc, ha iniziato da ragazzo e oggi è ancora l'uomo fondamentale in vetreria, pur non sapendo lavorare il vetro in prima persona. Ovviamente è in atto un lento passaggio di consegne, ma il suo segreto è stato quello di costruire quella che mi piace definire un'industria artigianale con regole e processi definiti e collaudati, basati sulla responsabilizzazione di ogni persona, per rendere l'azienda slegata dall'imprenditore e in grado di inserire in modo relativamente facile nell'organico nuove leve, alla sola condizione di essere disposti a integrarsi nel sistema».

Siete specializzati in vetri d'architettura e le vostre lampade sono firmate da noti designer.

«Noi ci entusiasmiamo molto, forse troppo, per il progetto, dimenticando alle volte che forse non dovremmo solo attendere i designer che ci contattano ma avere noi degli obiettivi e cercare delle collaborazioni. Colgo anzi l'occasione di questa intervista per dare all'azienda l'obiettivo di essere fautrice attiva di nuove collaborazioni».

Che dimensioni avete?

«Il gruppo ha un giro d'affari di circa 15 milioni, quasi 100 dipendenti e diversi stabilimenti, tutti in provincia di Treviso, per un totale di circa 20mila metri quadrati di superficie operativa».

E l'estero?

«L'azienda vende direttamente all'estero, in 60 Paesi, circa il 70% della produzione, ma del restante 30% venduto in Italia una parte non calcolabile (ma non trascurabile) è esportata da terzi. Quando sono entrato in azienda, nel 1992, il volume d'affari sviluppato in Italia era superiore al 90%».

I risultati degli ultimi esercizi?

«Gli ultimi esercizi hanno visto ricavi e vendite in calo, ma sempre con fatturati soddisfacenti, in linea con le nostre previsioni».

Avete piani di espansione?

«I prossimi anni saranno dedicati al consolidamento e

al passaggio di consegne da mio padre a me, quindi non abbiamo programmi delineati, ma l'azienda è strutturata per sostenere ritmi di produzione ben superiori agli attuali e tra qualche anno lo sarà ancora di più».

PStef

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