La vita di qualità è in periferia Stadera in cima alla classifica

In città migliora l’aria, problemi per lavoro e sicurezza

Gianandrea Zagato

Milano migliora, la qualità della vita cresce ma gli abitanti non lo percepiscono. E, senza forse, neppure sanno che si vive meglio in periferia rispetto alle zone semicentrali e centrali. Lo rivela l’associazione MeglioMilano, che nel sedicesimo report fotografa il trend cittadino su ambiente, salute, benessere e mobilità. Ma pure su sicurezza, abitazione, istruzione e sport.
Il risultato? Aumentano le nascite e gli anziani - uno su quattro contro una media nazionale di uno su cinque -, diminuisce la disoccupazione ma aumentano le ore di cassa integrazione e i fallimenti (otto ogni mille imprese). Indici, quest’ultimi due, che se rallentano comunque non contrastano il trend positivo di Milano.
Si registra anche un incremento del numero di famiglie che vivono in abitazioni di proprietà, scende quello delle famiglie cosiddette «povere» (è a quota 10,9 per cento) e diminuiscono gli incidenti stradali che, comunque, sono superiori a 27mila.
Immagine di una metropoli che si completa con la diminuzione dei negozi sotto casa, quelli di «vicinato», e con un balzo in avanti dell’acquisto di libri. Ah, c’è purtroppo un aumento dei decessi per malattie dell’apparato respiratorio e circolatorio (cala quello dei ricoverati, 154 su mille contro i 158 del 2004) e il pm10 è sempre troppo alto ma in compenso sono diminuiti i tassi di sostanze inquinanti nell’aria.
Come dire: restano criticità, soprattutto «nell’ambito del lavoro e della sicurezza» commenta Roberto Camagni, responsabile della ricerca, mentre gli fa eco Marco Bono, presidente dell’associazione: «I cittadini non si stanno accorgendo di quanto avviene in città e di quanto Milano stia in questi anni cambiando» ovvero «occorre promuovere un piano strategico per il futuro di Milano oltreché curare meglio i piccoli interventi di manutenzione».
Sì, quei «piccoli interventi di manutenzione» che fanno la differenza e che separano la realtà della statistica dalla percezione dei milanesi. Che significa rifiuti abbandonati lungo le strade, deiezioni di cani lungo i marciapiedi, sosta vietata (prassi diffusa al 55 per cento) e altri elementi di degrado. Contorno che, autentica sorpresa, secondo MeglioMilano, non appartiene a tre zone: Stadera-Abbiategrasso, Fulvio Testi-Bresso e Fontanili. Aree caratterizzate da una minor densità abitativa e da una dotazione di servizi territoriali superiore alla media delle altre zone. Pollice verso invece per due aree: Farini-Maciachini e viale Monza-Leoncavallo, che tra l’altro pagano di essere sulla direttrice d’ingresso da Nord in città.

E sia per le zone promosse che per quelle bocciate, segnala MeglioMilano, c’è la necessità di una migliore comunicazione di Palazzo Marino: «Deve mettere a disposizione informazioni su quanto sta avvenendo, sulle prospettive di crescita o di modifica o di manutenzione dell’esistente». Altrimenti? Milano migliora ma i milanesi non lo sanno.

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