La famiglia Aubrey è una saga nello stile più classico: tre sorelle molto diverse fra loro (una insopportabile, Cordelia, una timida, Mary, e una amabile, la narratrice Rose) e un fratello adoratissimo (Richard Quin), una madre, Clare, che non sembra una creatura di questo mondo, tanto è leggera, delicata, appassionata di musica, cieca alla realtà del disastro che la circonda, e infine un padre, Piers, che ha ambizioni e forse capacità da genio ma che, nei fatti, è un giornalista fallito, con continui problemi di soldi e di donne (diverse da Clare). Poi ci sono Rosamund, una cugina misteriosa e affascinante, la madre di lei Constance e il padre, il cugino Jock, un uomo tanto indisponente quanto irresistibile: «Se fosse esistito un quarto grande poeta ai tempi di Byron, Shelley e Keats, probabilmente avrebbe avuto quell'aspetto». E non è poco...
Questi personaggi, che si muovono nel teatro prima della campagna scozzese e poi di Londra a fine Ottocento, mettono in scena, in una trilogia che Rebecca West di fatto non portò a compimento (gli ultimi due volumi uscirono postumi, e lei non aveva mai smesso di rimettervi mano), la vita della stessa autrice, che nel romanzo è Rose: nata nel 1892 nel Kerry, da padre angloirlandese e da madre scozzese, in oltre novant'anni di vita (morì a Londra nel 1983) divenne una protagonista del mondo letterario e giornalistico, fu amica di Virginia Woolf e di George Bernard Shaw, amante di Herbert G. Wells (da cui ebbe un figlio, Anthony, che prese il cognome West perché lui era sposato; la relazione durò dieci anni, ma rimasero amici per sempre) e di Charlie Chaplin, reporter straordinaria per il New Yorker dal processo di Norimberga, femminista ma soprattutto libertaria, refrattaria a qualsiasi imbrigliatura, critica tanto del comunismo quanto delle storture del capitalismo, autrice di libri di viaggio in particolare dalla Jugoslavia, di cui divenne appassionata e, appunto, della saga autobiografica La famiglia Aubrey, di cui Fazi ora pubblica il primo volume (pagg. 570, euro 18).
Come Rose, fu abbandonata dal padre da piccola e crebbe in un ambiente non ricco, ma in cui la cultura,
l'arte e la musica non erano mai mancati. Era attenta a ogni dettaglio: nella scrittura, e nel cogliere quelle «correnti di preferenze e avversioni, perdono e risentimento» che percorrono la vita, e anche i romanzi, a volte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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