La vita spericolata è adesso. Vasco esorcizza la paura

Stasera a Torino la seconda data del tour: "Celebro la luce in questi tempi oscuri". L'omaggio a Gaber

La vita spericolata è adesso. Vasco esorcizza la paura
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Dal nostro inviato a Torino

C'è chi dice no. Ma sono pochi. Quando dal palco dell'Olimpico di Torino qualcuno chiede chi non abbia mai visto Vasco dal vivo, pochissime mani si alzano. Quasi tutti vivono di Vasco. Benvenuti nel pubblico più fedele che ci sia, gente che ha dormito qui fuori in tenda solo per poter essere in prima fila e che esplode quando lui, giubbottato e borchiato come da copione, rovescia la scaletta abituale e inizia a cantare Vita spericolata. «Ho impiegato quarant'anni a spiegare che siamo spericolati, tutti noi siamo una vita spericolata, specialmente ora, specialmente quando si cerca qualcosa», spiegava lui prima di salire sul palco per la prima delle due date a Torino, settantamila persone in totale. Più che un concerto, quello di Vasco è un rito, e si sa.

Stavolta, in mezzo a tanto polistirolo musicale che ingolfa stadi e palazzetti, è anche una dichiarazione di intenti, un atto di fedeltà alla musica suonata per davvero, chitarra basso e batteria, e pazienza se lui, Vasco di anni 73, ogni tanto preferisce che sia il pubblico a completare i ritornelli delle canzoni. Gli è comunque rimasta la «cazzimma», come si dice, la voglia di provocare e di rispondere alle provocazioni come quando si lamenta, tra il molto serio e il poco faceto, che «mi hanno pure dato del venduto (si riferisce probabilmente a quando ha invitato a vaccinarsi durante la pandemia - ndr), ma dare del venduto a Vasco è come dire che l'acqua è asciutta».

Insomma a questo giro il rito va avanti per venticinque canzoni, il suono è davvero frontale ai confini con l'hard rock e in scaletta spunta pure Valium che arriva dal disco Siamo solo noi del 1981 ma è soprattutto un tributo a Lo shampoo di Giorgio Gaber, un altro che ha cambiato le regole del gioco. «Chiudo come sempre con Albachiara - dice Vasco - che è del 1978, accenna alla masturbazione femminile ed è nata come tutte le canzoni da una mia domanda. Chiedevo alle mie amiche e nessuno la ammetteva così ci ho scritto un brano». Anche sul palco Vasco fa domande ma riceve boati, non risposte, perché tutto qui è così rassicurante nonostante il volume sia incontenibile e, soprattutto su Gli spari sopra e Sally, in platea si urli più che sul palco. «Il mio è un concerto di luce in un periodo molto oscuro», spiegava lui prima di vestirsi e arrivare davanti ai pochi che dicono no e ai tanti che ripetono ci sono ancora dopo quarant'anni.

Forse, a questo Vasco benedetto dalle ola, sul palco manca un pizzico di quell'ironia che lo ha traghettato fuori da ogni crisi.

Ma, lontano dai riflettori ce l'ha ancora, eccome se ce l'ha: «Musk? Ho comprato una Tesla tanto tempo fa ma poi la batteria si è scaricata e quindi ciao». Alla luce dei fatti di cronaca, è una battuta che spiega la situazione anche alla Casa Bianca.

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