Roma

Viterbo Haendel e un patchwork di gran classe

Viterbo Haendel e un patchwork di gran classe

Che il Festival Barocco di Viterbo, sarebbe stato in buona parte dedicato a Haendel e alle sue opere «italiane», s’era capito già dal concerto inaugurale con l’oratorio La Resurrezione (Roma 1708). Ora, anche il penultimo appuntamento ne dà ulteriore conferma. Oggi (ore 21) nel salone del Palazzo dei Papi, a Viterbo, Alan Curtis con «Il Complesso barocco» esegue Agrippina, protagonista il soprano Alexandrina Pendatchanska, 300 anni dalla prima rappresentazione veneziana: 26 dicembre 1709. La ragione di questa particolare attenzione haendeliana va cercata in una importante ricorrenza: il viaggio «di formazione' in Italia, fra il 1707 e il 1709, che il ventunenne compositore, compì fra Roma, Napoli e Venezia. La scelta poi di Agrippina (dramma per musica in tre atti, libretto del cardinale Vincenzo Grimani, vicerè di Napoli) a coronamento della attuale edizione, ha una ragione in più: rappresentò il più grande successo del giovane musicista in Italia; 27 repliche, con interpreti strepitosi; la parte di Agrippina era interpretata dalla famosa Margherita Durastanti. Dei 48 numeri che compongono il materiale musicale dell’opera, infatti, ben 41 sono tratti da lavori precedenti. Haendel, in considerazione dell’importanza della piazza veneziana, non volle rischiare, e preferì andare sul sicuro, riproponendo arie che avevano contribuito a creare la sua fama in Italia. La pratica del «pasticcio» - termine con il quale si indica la pratica di utilizzare musiche preesistenti di gran valore, in contesti diversi da quelli per cui erano state composte - non è esclusiva di Haendel; anche altri noti compositori, come il grande Bach, la praticò in più d’un occasione. L’opera, riprende la vicenda della romana Agrippina che le prova tutte, pur di dare il trono a Nerone. Info: 0761.

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