Le vittime dimenticate della giustizia proletaria

Omicidi politici, ma più spesso veri e propri regolamenti di conti, consumati nel clima di caos e instabilità dei primi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Secondo i carabinieri l’elenco delle vittime degli eccidi commessi da bande partigiane nel cosiddetto «triangolo della morte», o «triangolo rosso», dell’Emilia, tra Reggio, Bologna, Modena e Ferrara, conta 2.368 persone. Ma si tratterebbe di una stima largamente al ribasso, altre fonti indicano un numero di morti doppio.
Stragi in cui caddero tante persone civili, spesso inermi, prelevate in casa propria e giustiziate sommariamente, dietro il paravento della «Giustizia proletaria». Le persone finite nel mirino dei partigiani venivano prelevate con la forza e sparivano nel nulla. L’incertezza sul numero delle vittime deriva anche dal fatto che spesso i corpi venivano sepolti in buche scavate in luoghi isolati o in fosse comuni.

Come quella ritrovata nel ’91 a Campagnola, in provincia di Reggio Emilia, in seguito a una segnalazione anonima. Queste morti per tanti anni sono state rimosse dalla coscienza collettiva, anche se negli ultimi tempi se n’è tornato a parlare anche a sinistra, vedi i libri del giornalista Gianpaolo Pansa.

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