Le vittime della mafia contro Veltroni: «Usa il nostro dolore per fare politica»

RomaLa mafia, sì proprio la mafia, usata per fermare i Progressisti. Cosa nostra mobilitata per far deragliare la «gioiosa macchina da guerra» capitanata da Achille Occhetto. Le bombe del 1993 a Roma e Firenze piazzate per spianare la strada al centrodestra. Lo aveva già detto un mese e mezzo fa, in modo più felpato e «istituzionale», Carlo Azeglio Ciampi. Il presidente emerito raccontò di aver sentito all’epoca «aria di colpo di Stato», e ottenne come commento una diplomatica alzata di spalle di Giorgio Napolitano: «Se ha percepito quell’allarme allora, beh... ora siamo nel 2010. Ci sono delle inchieste in corso, il resto è storia, memoria, riflessioni che si incrociano». Adesso, nel mezzo della canicola romana, ci pensa Walter Veltroni a ributtare la palla nel mucchio: «Qualcuno ha usato la mafia per creare una nuova stabilizzazione e impedire che le forze progressiste andassero al governo». E stavolta a rispondere, molto meno diplomaticamente, è Giovanna Maggiani Chelli, responsabile dell’associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili: «Veltroni non strumentalizzi il nostro dolore e la nostra rabbia per una parte ben precisa della politica».
Lo scivolone estivo dell’ex segretario del Pd avviene durante un’intervista pubblica alla Festa dell’Unità di Roma. In effetti fa caldo e c’è molta folla quando Veltroni ricostruisce così i fatti del giugno ’93: «Io non faccio forzature propagandistiche e non faccio un collegamento diretto. Sto ai fatti e questi dicono che le stragi iniziarono nel ’93 durante il governo Ciampi e finirono nel ’94 quando cominciò un’altra stagione politica». Quella della nascita di Forza Italia e della discesa in campo di Silvio Berlusconi. Secondo l’ex sindaco «non sono state solo stragi di mafia» ma «hanno cambiato il Paese e sono servite a riorganizzare il sistema di relazioni tra pezzi dello Stato e la mafia stessa». Conclusione: «Certi condizionamenti arrivano sempre nei momenti decisivi dell’Italia».
Parole che riescono a far imbufalire i parenti delle vittime fiorentine. «Visto che il leader politico Walter Veltroni, oggi anche all’Antimafia, non vuole fare nessuna forzatura propagandistica - dice Giovanna Maggiani Chelli - abbia la compiacenza di non evocare, azzardando ipotesi, stragi che troppo da vicino di riguardano». Perché, si chiede, l’ex segretario del Pd parla proprio adesso? «Dove sono stati in tutti questi anni questi progressisti mentre noi, con la bava alla bocca, cercavamo verità e giustizia che non abbiamo mai avuto per gli omertosi silenzi, quando non erano addirittura un vero e proprio remare contro per soffocare le nostre grida?».


Perché allora tutto questo improvviso interesse? «Noi - osserva la Maggiani - ricordiamo che nel 1993 tutti trafficavano in questo Paese e già da parecchio tempo ed erano davvero tutti affaccendati a coprire forse qualcosa di molto grosso e mai emerso, per il quale fu necessario il tritolo».

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