Sono quarantenni, normali, sani e si amano. Sono sposati, credono nel valore della famiglia. Pensano che mettere al mondo dei figli, anche in tempi grami come questi, sia una bella cosa. Solo per questo verrebbe voglia di far loro un monumento. Ma la loro unione nasconde un'insidia, un male che ha ucciso quattro dei loro cinque figli. Chi commenta notizie come questa può solo dire che i due coniugi ne hanno tutto il diritto, e che il giudice ha fatto bene a sospendere momentaneamente la legge. Nessun caso Welby, nessun caso Englaro, con la loro insidiosa pretesa di modificare le norme. Ciascuno di noi preferirebbe essere sterile piuttosto che dover mettere al mondo una carne umana destinata solo al dolore e alla morte. Una carne che non può diventare né musicista né impiegato di banca né prete né puttana né caramellaio, ma può solo soffocare.
Io non so se il portatore del male sia lei oppure lui, so che in qualsiasi caso la loro decisione nasce da un amore indiscutibile per la famiglia e per la vita.
Nessuno potrebbe pronunciarsi diversamente. Resta soltanto un'ombra, che si allarga dentro di me mentre scrivo queste parole. E quest'ombra assume, se la guardo bene, la forma di un grande casellario. Questo piccolo avvenimento mi racconta, senza volerlo, un'altra storia, una storia più vasta nella quale siamo immersi tutti, un dramma di cui possiamo solo far finta che non ci tocchi.
Chiamiamolo destino, chiamiamolo Dio, chiamiamolo progresso scientifico (i nomi son tanti), è un fatto che la nostra civiltà ha sempre ritenuto che il mondo e la storia potessero andare avanti, che il passato potesse infilare il presente come la cruna di un ago e procedere verso il futuro solo grazie a una grande forza, una forza superiore alle nostre singole forze.
Ma su questo movimento sembra essere scesa un'ombra profonda. La realtà e la forza che la muove, quale che sia, non bastano più per dare ordine e senso alle nostre vite. Il nichilismo ci induce (parlo innanzitutto per me stesso) a chiamare quella forza col nome di «caso». Non si può vivere in balìa del caso, specialmente se questo caso mi uccide quattro figli su cinque!
E allora possiamo fidarci soltanto del nostro progetto, per esempio quello di mettere su una famiglia numerosa, e che il progetto funzioni!, perché di quello che sta oltre il nostro progetto è bene non fidarsi.
La vita sembra avere senso solo se riusciamo a raggiungere la casella che ci eravamo prefissi, solo se le cose vanno come avevamo immaginato. Auguriamo perciò alla coppia tutto il bene del mondo, e ai loro figli di essere numerosi, belli e di poter diventare, un giorno, persone importanti, intelligenti e soprattutto buone.
Io però mi auguro anche - e auguro anche a loro, e a voi - che quest'ombra di nichilismo possa essere dissipata, e che si possa tornare a sentire la realtà non come un caso (insensato perciò anche quando le cose vanno bene) ma come un'amica.